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“Xe un caligher, la mia mama la me vol dar…” dalla celebre canzone triestina

Ma chi è il “caligher”? La celebre canzone triestina “Dighe de no” faceva così:

Xe un caligher, la mia ma, la mia mama
xe un caligher, la mia mama la me vol dar
caligher che fa le ghete ora larghe ora strete dighe de no
xe un caligher, dighe de no…

Iniziamo dal dire che il “caligher” altro non è che il calzolaio, in dialetto triestino. Ma l’origine del termine è poco triestina e deriva dalle “calighe” romane.
Le calighe sono calzature militari chiodate con suola spessa, note per essere state indossate dai soldati delle legioni romane durante il periodo repubblicano e imperiale dell’Urbe.
Numerosi esemplari sono stati trovati in siti del I secolo a.C.
Nonostante le calighe sembrino dei sandali esse sono più degli stivali da marcia. Inoltre, i sandali venivano indossati dai romani solo dentro casa.

caliga calighe caligher

A differenza degli scarponi militari, le caligae erano progettate per evitare il rischio di vesciche durante le lunghe marce, così come di altre malattie dei piedi come la Dermatofitosi. Normalmente le calze non venivano utilizzate sotto le calighe, anche se, nei climi freddi come quello britannico, venivano indossate calze di lana.
Le calighe erano costruite con suola di cuoio e lacci legati al centro del piede e sulla parte superiore della caviglia. All’interno della suola venivano martellati dei chiodi in ferro che servivano a tre scopi:
– rafforzare la caliga
– dare al soldato maggior trazione
– permettere al soldato di usare la caliga come strumento di offesa.


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