Riceviamo il seguente comunicato, che riportiamo per intero:
“Atteso che le nuove politiche generali di contrasto al Terrorismo non appaiono condivisibili poiché, tra i vari interventi, sono state stanziate risorse per finanziare l’impiego del personale militare anziché provvedere all’assunzione in via d’urgenza di almeno 1000 operatori di Polizia, tra l’altro già risultati idonei alle prove concorsuali e solo in attesa di essere chiamati, e non sono stati finanziati specifici corsi di formazione antiterrorismo, preso atto di ciò riteniamo che il personale militare possa essere impiegato ad esempio a difesa degli obiettivi, piuttosto che come in passato nelle pattuglie miste (poliziotti/militari) per il contrasto della criminalità”.
Questo era quanto il SAP Trieste aveva dichiarato il 16 febbraio scorso dopo gli attentati di Parigi e Copenaghen, considerando già allora Trieste un obiettivo, seppur minore rispetto ad altre città come Roma e Milano, da tenere sotto la lente d’ingrandimento e per la quale non doveva essere assolutamente esclusa o tralasciata alcuna tutela. La mozione accolta l’altro giorno in Consiglio Comunale che prevede l’attuazione del programma “strade sicure” anche a Trieste, è un segno positivo che dimostra quanto di veritiere e non allarmistiche erano le preoccupazioni del SAP nei mesi scorsi. Riteniamo che i militari possano contribuire alla sicurezza della città garantendo le opportune vigilanze ad obiettivi che potrebbero essere minacciati da gruppi terroristici che seguono logiche ed intenti prettamente militari. Infatti potrebbero essere utilizzati autonomamente per garantire la sicurezza degli obiettivi sensibili come ad esempio la Sinagoga ebraica o l’oleodotto di Aquilinia, già vittima nel 1972 da parte del gruppo terroristico “Settembre nero”, il porto e molti altri possibili obiettivi. In passato avevamo aspramente criticato, le modalità con cui erano stati utilizzati i militari a fianco degli operatori di polizia (le cosiddette pattuglie miste), per contrastare la criminalità nelle città d’Italia. Erano del tutto sbagliate, perché i compiti, le competenze e le formazioni sono ben diverse tra i militari e gli operatori delle forze dell’ordine e gli scenari su cui operare, ben differenti. Invece l’utilizzo dei militari per i possibili “obiettivi sensibili”, sgraverebbe il carico di lavoro alle ormai ridotte Forze di Polizia già impegnate sul fronte investigativo, sull’intelligence e volte a contrastare sia la criminalità che il terrorismo. Speriamo che questo sia solo l’inizio di una presa di consapevolezza, di quale sia la situazione e quali siano le condizioni attuali delle forze dell’ordine. Quotidianamente siamo chiamati a fronteggiare una criminalità e un terrorismo sempre più all’avanguardia anche a livello tecnologico, necessitiamo quindi di ben altre risorse dei pochi spiccioli che sentiamo in questi giorni il Governo voler stanziare per la sicurezza.
Lorenzo Tamaro – Segretario Provinciale SAP