Trieste, la città portuale per eccellenza, dove il commercio e le piccole attività artigianali hanno sempre fatto da spalla ai traffici internazionali delle merci. Era difficile, un tempo, rimanere senza lavoro.
Oggi la situazione è drasticamente cambiata, proprio perché è cambiato lo scenario; in fin dei conti stiamo vivendo un periodo di transizione molto delicato, dove quasi tutti i lavori “normali” sono o stanno diventando obsoleti. Il lavoro c’è, ma le aziende non scovano « profili adatti». La formazione conta, ma gli studenti disertano le discipline tecniche-scientifiche a favore di quelle che non creano occupazione. Alcune offerte di lavoro, infine, sono talmente mal retribuite o inaccettabili che diventa difficile accettarle. È il repertorio di ordinanza che si legge sul cosiddetto mismatch, il divario tra le richieste del mercato del lavoro e le competenze offerte dalle nuove generazioni.
A inizio gennaio, il 31% delle aziende riscontra «difficoltà di reperimento», con un fabbisogno insoddisfatto di figure tecniche, scientifiche e ingegneristiche. Un dato che fa effetto, se si considera che il tasso di disoccupazione giovanile rimane a livelli preoccupanti.
L’equazione suggerita, fra le righe, è che i giovani non riescono ad adattarsi al mercato perché non godono delle qualifiche adatte o disdegnano retribuzioni diverse dalle quelle pretese. Ma è tutto così semplice? Non proprio, almeno per quanto riguarda le competenze. Possiamo stimare un buon 40% di lavoratori non compatibili con le qualifiche del loro impiego. Ma la sorpresa è che la quota di sottoqualificati (20%) è praticamente identica a quella dei sovra-qualificati (19%): lavoratori giovani, e meno giovani, con talenti che non riescono a essere assorbiti o valorizzati dal sistema delle imprese. Per un professionista al di sotto delle attese dei datori di lavoro, ce n’è uno che si scontra su un sistema incapace di premiarlo.
Fra gli introvabili assoluti, spuntano gli specialisti di area scientifica e i tecnici in campo ingegneristico: i famosi profili di area Stem ( science, technology, engineering, maths ) che latitano dalle nostre scuole superiori e università.
Viceversa, tre categorie come personale non qualificato per le pulizie, addetti alle vendite, addetti alla ristorazione, incidono sul 23% delle posizioni ambite, quasi un caso su quattro. E le piccole attività di gastronomia, spinte dall’onda televisiva, fioccano ogni giorno per poi soccombere sopraffatte dalle imposizioni e normative capestro.