In via Timeus a Trieste sorge un edificio al cui pianoterra esisteva un tempo una grande sala conosciuta con il nome di “Sala dei Fenomeni”. Nei primi decenni del ‘900, nei vari fondi presso l’Acquedotto si fermavano numerose compagnie di saltimbanchi che si esibivano nei teatrini improvvisati. La Sala dei Fenomeni aveva invece carattere “permanente”, anche se gli spettacoli ruotavano di settimana in settimana o al massimo ogni due. Tra le attrazioni della Sala, hanno fatto epoca la donna cannone, un eschimese presentato dal suo “impresario” come “appartenente a quel popolo che vive invaginato nella corteccia di un gran pesce, che vede di notte come i gatti e si nutre d’umani resti…” (in realtà si trattava di un povero cadorino, nativo di Santo Stefano), la sirena che incantava i marinai al polo Artico, il gigante ungherese, il figlio del Vesuvio “che si pasce di fuoco”, ed infine le sette boeme che eseguivano danze nelle fogge boscaiole della Selva Nera e “gruppi plastici” al suono della cetra… Mancando a quel tempo il cinema e la televisione, la gente si divertiva come poteva, anche così…
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