Molti ci chiedono: ma come sono i triestini?
È un popolo affabile, ospitale, generoso? Comprendiamo la curiosità dei turisti che per la prima volta vogliono visitare la nostra bellissima città Come sono davvero i triestini?
La risposta non è semplice. Proviamo ad elencare e ad esaminare alcuni aspetti:
1) Nessuno è fesso – il triestino si sente diverso, a volte migliore e a volte incompreso. Pienamente consapevole di essere l’unico ad aver capito il senso della vita, prende quest’ultima con la dovuta leggerezza, e guarda con sospetto gli altri, la gente laboriosa in primis. La crescita personale non è presente tra i suoi principali obiettivi, se non è finalizzata ad ottenere ozio, vizio e divertimento. Questo identikit fa pensare al triestino banalotto e superficiale; ma non è così. Nel suo DNA, anticamente pieno di soprusi e di sottomissioni, alberga un cuore d’oro ma irrancidito. E questo ci porta direttamente al punto 2.
2) Diffidenza – i triestini sono ingenui e sospettosi allo stesso tempo. Nutrono diffidenza verso il mondo esterno, perché conoscono la storia della città, costellata di dominazioni e saccheggi da parte di chiunque. Chi è venuto per depredare, ha depredato. Chi è venuto in pace, ha depredato lo stesso. Come allora dare torto al loro modo di sentire?
3) Polemicità – questo aspetto deriva direttamente dai primi due. Ma più che polemici i triestini sono sarcastici e usano questo strumento come arma di difesa. Noterete, specie nei social network (che rappresentano uno spaccato reale della società), il loro essere bastian contrario, dove gli altri sbagliano sempre; senza però fornire uno straccio di prova. I triestini sono principalmente individualisti, autoreferenziali, egocentrici ed esibizionisti. Non per niente, quando menzionano l’altro, usano spesso l’aggettivo “mona” (quel mona de… el xe mona…). Non vengono risparmiati nemmeno i parenti più stretti (quel mona de mio fradel… de mio zio… de mio pare) tranne la madre che è sacra.
4) Il capo – a Trieste tutti sono capi, o perlomeno tutti vogliono esserlo o si credono tali. Il “bubez” è una figura talmente svilente che non viene assolutamente presa in considerazione. Tanti capi, quindi, e tanta litigiosità. Questo è un motivo per cui in città non si muove foglia. Anarchico per natura, il triestino rifiuta le istituzioni e non accetta le imposizioni: si tratta di anarchia filosofica senza alcuno spunto politico. In realtà, se analizziamo la questione a fondo, scopriamo una consapevolezza viscerale di essere dominato e non dominatore, in un mondo di lupi a lui estraneo e non congeniale. Il rifiuto di questa condizione porta al paradosso sopra esposto.
5) Invidia – la stranezza di un sentimento che fa a pugni con il senso di superiorità. Pur sentendosi migliore agli altri, il triestino invidia le capacità comunicative dei “foresti”, che non sono gli abitanti della foresta ma semplicemente quelli che provengono da fuori città. La proprietà di linguaggio non è di certo il suo fiore all’occhiello, e non sente il bisogno di parlare ad una folta platea. Chi si sforza a farlo, diventa inevitabilmente politico.
6) Allegria – gioviale in compagnia, triste in solitudine: questo è il ritratto che più rappresenta il triestino. Incapace quindi di passare il tempo da solo, organizza le giornate e il tempo libero con gli amici fidati: un gruppo ristretto, nato nei tempi antichi, e impenetrabile come una fortezza. Il bicchiere non deve mancare mai, è lo strumento principe di ogni conversazione. Fino ad alcuni decenni fa, ogni bagordo finiva nel canto: oggi questa pratica è pressoché abbandonata.
7) Animali – a Trieste è difficile incontrare qualcuno che non abbia un animale da compagnia. Questa è una città amica degli animali, come non ne troverete un’altra al mondo. Paradossalmente però, è la città con meno verde, dove gli animali sono privi di un habitat naturale. I cani sgambettano nel cemento, hanno difficoltà a socializzare con i loro simili, ma i più fortunati possono sfogarsi di tanto in tanto nel verde dell’Altipiano, a una decina (almeno) di Km dal centro. Per il triestino, il suo animaletto è il più bello e intelligente del mondo e nessuno deve azzardarsi ad affermare il contrario.
8) Alla guida – ricordate la scena del celebre film di Benigni “Johnny Stecchino” dove si dice che a Palermo il problema principale è il traffico? Capìta la battuta, la risata è assicurata. Detta a Trieste invece, non fa assolutamente ridere. Il traffico viene sentito nella nostra città come una funesta malattia. In realtà, se paragonato alle grandi città, diventa cosa ridicola. Il triestino considera “traffico” anche l’automobile singola che procede rispettando il Codice della Strada, quindi sotto i 50 Km/h e lì dove necessita, anche sotto i 30 Km/h. Veicolo che genera traffico per antonomasia è una vecchia Fiat Panda guidata dal pensionato con il cappello. Chi si trova malauguratamente alle sue spalle, sa di cosa parlo. Essendo Trieste la città delle contraddizioni, viene redarguito pure chi procede troppo “allegramente”, purché sia un altro. La sosta vietata non è vietata, e diventa addirittura obbligatoria nelle ore serali/notturne. I motociclisti sono una razza a parte: non dovendo rispettare le linee di mezzeria, generano un traffico alternativo e indipendente a quello automobilistico. Se per le 4 ruote il CdS è un optional, per le 2 ruote è un nemico giurato. I ciclisti, invece, rappresentano una fauna estranea, non appartenente alla città. A Trieste non s’è mai vista una bicicletta nelle vie del centro, se tralasciamo il periodo dell’Austerity (1973). Solo di recente, s’è innescata la passione per questo mezzo così pericoloso: audaci combattenti, sportivi e non, si distinguono a malapena da un Bartali o Coppi intenti a gareggiare. Attrezzatura professionale obbligatoria, abbigliamento adeguato, inforcano i pedali sfrecciando tra le automobili. Sono odiati praticamente da tutti.
Per concludere, possiamo dire al turista in visita, di non aver paura. Il triestino è fondamentalmente buono e non pericoloso, vi aiuterà nei limiti delle sue possibilità cercando di darvi tutte le informazioni utili. Se non conosce la risposta, replicherà con un fuorviante “volentieri”.