Leopoldo Ignazio Giuseppe Baldassarre Feliciano d’Asburgo è stato Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1658 alla morte, nonché Re di Ungheria dal 1655, di Boemia dal 1656 e, infine, di Croazia e Slavonia dal 1658. Leopoldo I d’Austria era il padre di Carlo VI, l’artefice del Porto Franco a Trieste. La colonna in Piazza della Borsa con la statua è stata eretta nel 1660 in Piazzetta Pozzo del Mare e poi spostata in Piazza della Borsa nel 1808.
Nel 1940, durante il fascismo, la statua venne tolta dalla colonna e il governo intendeva distruggerla. Fu invece salvata per sollevazione popolare e per intervento delle Belle Arti, quindi depositata in un magazzino del Comune.
Sulla rivista «Trieste trasmette», nel 1946 veniva aperto un concorso a premi per chi avesse dato notizie della scomparsa statua di Leopoldo. In modo ironico il concorso si intitolava «Leopoldo dove sei?». La notizia usciva il 2 febbraio 1946 con le ragioni dell’iniziativa, che trascendono dal semplice concorso a premi come spiegava l’anonimo giornalista, nelle cui scrittura non si può fare a meno di riconoscere Manlio Malabotta.
“Nessuno pensava a te, Leopoldo, a te che la storia aveva voluto decretare una statua in bronzo, in una delle nostre principali piazze, e ora, per colpa nostra, centinaia di cittadini pensano a quel tuo bronzo con curiosità con interesse, desiderosi di guadagnarsi uno dei premi o di farci soltanto sorridere con una ingegnosa trovata, una intelligente battuta. A scanso di equivoci confessiamo che la sorte di questo Leopoldo ci interessa ben poco. Abbiamo scherzato e ci siamo lasciati prendere la mano dallo scherzo e ora dobbiamo portare a fondo la nostra inchiesta. Forse lo confessiamo, non ci sono note neppure le ragioni che hanno consigliato i cittadini dell’epoca di erigere in cosi cospicuo monumento. Perché poi i posteri, e per essi i loro rappresentanti, si sono arbitrati di toglierlo dal piedistallo. E questo che ci interessa e questo che speriamo di sapere. Qualcuno ci dice che Leopoldo doveva, per ordini superiori, entrare nelle capaci e voraci caldaie della Ferriera. Qualcuno ci informa che la statua si trova ben custodita nel sottoscala di un museo, chi meglio ha inteso la spirito della nostra inchiesta si limita a inviare una battuta originale e intelligente sotto una inedita biografia o disegno”
La statua di Leopoldo doveva essere distrutta nel 1940 come ritorsione politica per una dichiarazione fatta in America all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia, da membri della ex famiglia imperiale austriaca sul futuro della città di Trieste. Si era salvata per l’intervento dell’opinione pubblica e della Soprintendenza alle Belle Arti di Trieste. Era rimasta custodita in un deposito comunale dei Civico museo di storia ed arte in via della Cattedrale e sarà ricollocata sulla colonna nel 1950. La memoria di quella statua che prima in legno dorato e poi fusa in bronzo era stata collocata nel 1673 in piazzetta Pozzo del mare e poi nel 1808 in piazza della Borsa ad opera dell’architetto Giuseppe Righetti era dunque recente e il richiamo scherzoso alla sua scomparsa, doveva in particolare mettere in ridicolo le ragioni della sua distruzione da parte del fascismo.
Fonti: De Rosa Diana – Il deposito della pietra