“Trieste Segreta”
(Intervista, di Fedele Boffoli, a Ivan Buttignon)
Lunedì 19.11, alle ore 19, presso la Sala Vitulli del Puglia Club di Trieste, in via Revoltella 39, si terrà la presentazione del libro “Trieste Segreta 1945-49 – Le vicende mai raccontate” ( Ed. Aracne –
https://www.amazon.it/Trieste-segreta-1945-49-vicende-raccontate/dp/8854890243) del friulano Ivan Buttignon, cultore di Storia contemporanea e scrittore; dialogherà con l’autore Vincenzo Cerceo, giornalista pubblicista e appassionato del tema, ingresso libero, tutti invitati.
Ivan Buttignon, il periodo dal 1945 al 1949, a Trieste, di cui tratta nella sua opera, è un momento delicato della Storia giuliana… e non solamente, ce ne vuole, in breve, ricordare?
«Il momento è topico. Il termine della Seconda guerra mondiale e la firma della Pace rappresentano punti fermi che spianano la strada a nuovi interrogativi e inevitabili incertezze. Le variabili sono molteplici e le situazioni dinamiche. La stessa Guerra fredda, o meglio il suo decollo, così come la cooptazione della Jugoslavia nell’articolato fronte antisovietico sono esiti affatto scontati in una partita internazionale tutta da giocare. L’obiettivo primario delle potenze mondiali è giungere a una condizione di stabilità planetaria in tempi brevi, che coincidono appunto al lasso 1945-’49. Giocoforza, anche il destino delle terre giuliane, piccolo ma formidabile scacchiere strategico, si dispiega o quantomeno viene deciso nell’arco di quel periodo. A partire dalle assegnazioni territoriali a Italia e Jugoslavia.»
Un lavoro, il suo, lungo e meticoloso, articolato nella ricerca e nel ritrovamento di fonti storiche e documenti, atti a ricomporre il mosaico relativo di quegli anni, considera innovativa la sua opera o dotata di una particolare prospettiva?
«L’opera insiste su alcuni tasselli omessi o ignorati del mosaico giuliano di quegli anni. La ricerca che sta alla base del libro considera documenti conservati negli archivi statunitensi, londinesi, parigini, romani, sloveni, serbi, croati. Oltre a fonti locali, alcuni tratte da archivi privati. I risultati della pluriennale indagine archivistica dipendono appunto dalla sua vastità territoriale, oltre al paziente e certosino confronto delle carte, cui si sono aggiunte testimonianze dirette. Diversamente non sarebbe stato possibile ricostruire la penetrazione jugoslava di Trieste del ’47, piuttosto che gli Accordi segreti di Brioni del ’48 o ancora la ricomposizione del fenomeno comunista filo-italiano in tempi non sospetti, vale a dire prima dello scisma Stalin-Tito e l’avvento di Vidali. Su quest’ultimo tema, ampliando lo spettro a tutta la sinistra filo-italiana della Venezia Giulia, ho dedicato un intero libro, Bandiere rosse e tricolori, che sta suscitando grande interesse.»
E’ evidente che qualsivoglia sintesi storiografica è sempre relativa rispetto a gli stessi elementi che, in qualsiasi momento, possono sopravanzare la stessa, occorre pure il criterio dell’equidistanza, come quello della centratura e dell’indipendenza, rispetto a temi più che “sensibili” alle varie posizioni ideologiche, di ieri e di oggi. Concorda con tale metodica? Quale il metro da lei utilizzato?
«Ho avuto l’onore e il piacere di parlare da una cattedra (di Storia contemporanea) dell’Università di Trieste per sette anni. Lì ho insistito molto sulle differenze tra equidistanza e cerchiobottismo nella divulgazione storica (ho frequentato un master in Comunicazione storica all’Università di Bologna dove questi concetti vengono espressi con grande dovizia): la prima è il punto di partenza che permette al ricercatore di osservare senza parzialità gli eventi storici, il secondo coincide piuttosto con il piglio ruffiano che poco c’entra con l’obbiettività. Altra categoria è quella della faziosità, tipica di chi allinea una particolare interpretazione degli eventi storici, solitamente ricca di omissioni e storpiature compiute ad hoc, alla propria posizione politica. I casi sono molteplici, a destra come a sinistra, perpetrati a colpi di libri, documentari, cronaca, film eccetera. In passato intervenni di proposito in contesti faziosi per svelare alcune complessità del Novecento italiano e internazionale. Fiato sprecato. Ora accetto inviti solo da contesti che trasudano reale e autentica curiosità. In ogni caso credo che il segreto della soggettività nella ricerca storica sia mantenere l’entusiasmo del bambino.»
La “vera” verità storica (…come anche quella presente), e la sommatoria di tutte le prospettive dei fatti, quindi non alla portata umana, si intuisce però una relazione aurea che lega, comunque sia, il relativo racconto al dato universale; ritrova ciò nel suo operato, se sì in che modo?
«Rapportare il dettaglio all’insieme è un campo minato, si rischia di fraintendere o di essere fraintesi. Tuttavia credo sia utile, per non dire imprescindibile, trattare sia gli episodi rappresentativi e perfettamente coerenti con il quadro dell’epoca, sia di esaminare a fondo le eccezioni (come per esempio un atto umanitario in favore del nemico durante un conflitto), che stridono con l’insieme ma paradossalmente lo completano. Sono convinto che la completezza generata dall’approfondimento sia un modo per nobilitare la storia e superare le banalizzazioni volte a semplificare e a ridurre tutto in bianco e nero. Venendo alla vicenda giuliana, vagliando e indagando alcuni suoi aspetti poco o nulla dibattuti, ho cercato di superare la sottile patina dell’apparenza e portare il lettore nella sala degli ingranaggi della storia. Da lì il panorama appare più complesso ma paradossalmente più chiaro, definito e intelligibile.»
Quali i suoi prossimi impegni, sta lavorando a qualcosa di nuovo?
«Sto terminando un saggio commissionato dall’Istituto Friulano Storia del Movimento di Liberazione sulle organizzazioni intermedie che accompagnarono alcuni partigiani delle Brigate Osoppo verso Gladio, in particolare il loro carattere sociale. Seguirà un altro scritto di una cinquantina di cartelle sulle diverse destre (liberali, conservatrici, neofasciste eccetera) che si mossero nella Zona A sotto il Governo Militare Alleato, che sarà pubblicato il prossimo anno nei Quaderni del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno.» –