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Trieste, gli edifici maledetti: “la casa degli ammalati”

Molto spesso anche case e palazzi raccolgono, nel corso della loro esistenza, vicende umane toccanti. Nella ricerca di testimonianze triestine è emersa una storia commovente. Tutto si svolse in questa casa di via Donota n. 34. Il pianterreno era abitato da un unico nucleo famigliare: 39 persone, tutte più o meno imparentate. Il medico comunale del distretto, dottor de Moulon, venne un giorno chiamato a visitare… una “famiglia ammalata”.

“…trovai 39 persone di ambo i sessi e di etade diversa ammucchiati nelle tre stanze del pianterreno. Tutti accusavano somma prostrazione nelle forze, ardore alla cute, dolore in tutti gli arti (più sensibili a lombi), febbre gagliarda, grave cefalangia, rossore e bruciore agli occhi, inappetenza, dolori di fauci e del petto, con tosse secca e continua, senso somigliante a quello di piaga lungo la parte interna dello sterno, vomiturazione, e difficile espulsione dell’urina. Primi ad esser tolti di mira ci furono i fanciulli che superato avevano il quarto anno di etade e le donne giovani. Ordinai loro essenza concentrata di salsapariglia tripla(sic). Per i lattanti nulla potei, sopore nelle 24 ore, convulsioni e morte…”.

Correva l’anno 1833, ed il rapporto del medico comunale porta la data del 26 giugno. Era la prima segnalazione di quell’ondata di “grippe” che doveva portare tanti lutti a Trieste. Della famiglia di via Donota si salvarono solo 19 persone.

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