Quando scatta il terrore di essere aggrediti, non è comunque giustificato il porto di oggetti potenzialmente pericolosi. È quanto è successo ad una donna straniera e senza fissa dimora a Trieste.
“Non sapevo assolutamente che fosse pericoloso e che non si potesse portare in giro”.
Così si è difesa la donna di 66 anni, abituale frequentatrice della Stazione di Trieste, quando gli agenti Polfer l’hanno interrogata sul possesso di quella che sembrava una semplice torcia elettrica ricaricabile
Cittadina straniera, senza fissa dimora, la donna aveva messo in carica lo storditore in una presa elettrica dei bagni dove, saltuariamente, ricarica il proprio cellulare asserendo di aver ricevuto in regalo l’apparecchio e di detenerlo per “difesa personale” visto che, non avendo un alloggio, è abituata a vivere per strada, da sola.
Lo storditore, privo di marchio di fabbrica e di alcuna certificazione di sicurezza, ha l’apparenza di una comune torcia elettrica in metallo, munita di testa dentata per sfondare vetrate in caso di necessità, lunga 19 cm. Tuttavia, oltra ad emettere il normale fascio di luce, l’apparecchio, a piena carica, può rilasciare una potente scossa elettrica capace di stordire la vittima.
Tale tipo di attrezzo non è un oggetto che si possa detenere legalmente nel nostro Paese, nemmeno per difesa personale. Pertanto la donna è stata denunciata a piede libero per il reato di porto d’armi od oggetti atti ad offendere e la torcia è stata posta sotto sequestro. Ne vedremo delle belle.