Sabato 16 dicembre alle ore 15 si terrà la tavola rotonda “Accoglienza e Solidarietà – Un sussulto di dignità” organizzata da AMeC presso la Sala Teatro di Santa Maria Maggiore in via del Collegio 6, Trieste
L’obiettivo è rispondere come cittadinanza con un “sussulto di dignità”, come espresso dal Vescovo, rispetto alla situazione dei migranti a Trieste. Un evento informativo che vuole avere un riscontro operativo.
Come illustrato dal rapporto “Vite Abbandonate” sugli arrivi dalla rotta balcanica, gli arrivi dei rifugiati (in gran parte afgani) a Trieste sono numerosi (circa 16.000 quest’anno) ma quasi l’80% di essi sceglie di abbandonare immediatamente Trieste e l’Italia per dirigersi verso altri paesi europei. Diversamente dalla comune percezione di molti cittadini, l’Italia continua infatti ad essere per la gran parte dei rifugiati un paese di transito, come in passato. La parte minoritaria che decide di fermarsi e chiedere asilo a Trieste incontra un sistema statale che nega loro od ostacola, ritardandolo anche di mesi, l’accesso all’accoglienza che pure la legge (d.lgs 142/2015) dispone essere immediata.
Da settembre 2023 con numeri crescenti si è pertanto strutturato a Trieste l’inaudita emergenza dell’abbandono in strada di centinaia di richiedenti asilo (al 1 dicembre, secondo i dati forniti da ICS, sono 415) che trovano miserevole riparo al Silos e in altri luoghi. Numeri così alti inducono il passante distratto a pensare che gli arrivi siano così intensi e costanti da mettere in difficoltà il sistema pubblico di accoglienza, ma non è così:
come evidenzia il rapporto “Vite Abbandonate”, nel 2023 la media delle domande di asilo al giorno presentate a Trieste è stata di circa 6 persone; un numero che potrebbe essere gestito senza difficoltà. Eppure la Prefettura di Trieste organizza trasferimenti dei richiedenti verso il resto del territorio nazionale con numeri piccolissimi e con tempi dilatati (solo 50 trasferimenti sono ad esempio stati effettuati a novembre secondo ICS).
Le centinaia di rifugiati abbandonati in strada non sono dunque conseguenza di un alto numero di arrivi, bensì di una sconcertante inerzia istituzionale nel non sapere o non volere rispettare la norma.