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TAN DUN: fra pensiero Zen e natura nasce la sua Musica

tan-dun-intervista-2sdi Maria Luisa Runti

Dopo lo straordinario successo, il 29 giugno u.s, del concerto “Martial Arts Trilogy” di Tan Dun, nell’ambito della 63° edizione del Ljubljana Festival (vedi recensione dd. 4/7 us http://www.eliconie.info/?x=entry:entry150704-163042) il Maestro mi ha concesso una breve ma interessantissima intervista.
Tan Dun si inserisce a pieno titolo fra i maggiori compositori di musica contemporanea colta a livello mondiale. Eclettico, geniale, concettuale, utilizza un linguaggio musicale originale e polifonico, muovendosi fra culture diverse, abbattendo i confini fra Oriente ed Occidente. Fraseggi cromatici, timbri primordiali e svariati mezzi espressivi come l’acqua, la carta e le pietre fanno parte del suo modo d’esprimersi come estrinsecazione universale di amore per la natura con cui comunica per mezzo delle sue splendide intuizioni musicali. Melodie rituali antichissime e intimamente connesse alla tradizione animista si uniscono a ritmi e musicalità della natura con un intrigante ed innovativo sincretismo di tecniche compositive. Tradizione ed innovazione sono l’alchimia che rendono unica la sua musica. Tan Dun crea “musica organica”, incorporando suoni naturali in un ordito strumentale occidentale. Tali sonorità sono reminiscenze del mondo rurale della sua infanzia ed è la natura, infatti, la grande protagonista delle sue composizioni, i ricordi della sua terra, del suo villaggio. Un ricordo onirico, a volte quasi inconscio, ma pur sempre presente.

intervista-tan-dun-1sDa “The Ghost Opera” (per pipa e quartetto d’archi), commissiontogli nel 1994 dal Kronos Quartet alle musiche da film, come quelle per la “Tigre e il Dragone” di Ang Lee che gli hanno valso Grammy ed Oscar come migliore colonna sonora nel 2001, Tan non pone limiti alla sua frenetica fantasia creativa, sempre profondamente meditata, dove mente, spirito, “invenzione” e tecnica si fondono in una sola, preziosa voce. Altre interessanti collaborazioni sono quelle con il violoncellista Yo-Yo Ma e con il pianista Lang Lang per il quale ha scritto il concerto “The Fire” (2008). La Metropolitan Opera gli ha commissionato “Il primo imperatore” (2006), opera che ha visto Placido Domingo nel ruolo del titolo. La sua profonda cultura musicale spazia fra i grandi di ogni tempo: da Bach, Beethoven e Mozart a Mahler, Glass, Cage, Monk , Reich, Britten, Bernstein e Shostakovic, per citarne soltanto alcuni. Durante i suoi studi al Conservatorio Centrale di Musica di Pechino ha conosciuto e frequentato Takemitsu, Crumb, Goehr, Henze, Isang Yun e Chou Wen-Chung che hanno lasciato un “germe” nel suo spirito creativo. Sinfonie, concerti, opere, musiche da film: vastissima la sua produzione in cui è sempre presente una profonda introspezione, un richiamo al pensiero Zen che lo rendono unico. Nel 2010, è stato “Ambasciatore Culturale per il Mondo” per l’Expo di Shanghai; di recente l’Unesco lo ha nominato “Goodwill Ambassador”.

A prescindere dallo straordinario concerto di questa sera, vorrei parlare di un paio di temi che mi interessano molto. Perchè lei ama tanto elementi diversi, quali l’acqua, la carta, le pietre come componenti della sua musica?

Credo che una delle cose più importanti per l’essere umano sia la natura perciò ogni cosa che appartiene alla natura, come gli elementi che lei cita, ed anche l’aria, fanno parte del suo spirito e lo rendono vivo. Mi interessa moltissimo scrivere non solo per le persone ma unire nel messaggio ciò che ad esse è correlato.

A volte lei sente l’influenza del pensiero Zen in questo suo percorso?

Naturalmente! La filosofia Zen ed anche il suono dell’universo, lo Yng e Yang, la natura, l’idea del pensiero Zen del Buddismo, la bellezza dello spazio sono elementi che mi influenzano profondamente.

Quanto è importante “The Ghost Opera” per lei?

“The Ghost Opera”, scritta per il Kronos Quartet, rappresenta un’idea oltremodo interessante poichè ogni elemento è spirito: le pietre, le nuvole che si rapportano con gli uccelli, i fiori con le persone. Da queste percezioni è nata l’opera.

Affermava Kahlil Gibran: “La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta.”

MARIA LUISA RUNTI
© Riproduzione vietata

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