I fedeli di molte religioni celebrano le loro feste con il sacrificio di animali: l’Islam ad esempio celebra la “Festa del Sacrificio” in cui sgozzano animali nelle piazze (montoni, capre e pecore adulti), secondo le linee guida previste dalla macellazione rituale “Halal” che non permette lo stordimento.
L’usanza islamica, commemora l’atto di sottomissione a Dio del patriarca Abramo, pronto a sacrificargli il figlio primogenito.
Nella narrazione coranica, si vede Abramo sacrificare suo figlio Ismaele in un sogno. Mentre si accinge ad obbedire all’ordine divino, il Patriarca viene fermato dall’angelo Gabriele, inviato da Dio. Vedendo che Abramo stava per sacrificare l’unico figlio per amore suo, Dio lo autorizza a sostituire il ragazzo con una «generosa immolazione» (sura 37, versetto 107), che gli studiosi musulmani classici identificano con un ariete.
Questa usanza vuole che questa festa sia all’insegna della condivisione e della generosità, il concetto del sacrificio rituale nell’Islam è poter offrire cibo ai poveri per permette di condividere la gioia insieme in queste giornate di festa.
(Tuttavia l’uccisione di animali in modo cruento non è etico.)
Questo fatto turba la sensibilità dell’opinione pubblica cristiana, che però celebra la Pasqua con un’usanza molto simile: quella di sacrificare agnelli e capretti, lattanti di sole 3 settimane, che vengono strappati alle loro madri tra belati di disperazione.
La tradizione dell’agnello risale alla Pasqua ebraica: il pasto a base di agnello, come leggiamo nel libro dell’Esodo al capitolo 12, era il simbolo della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana, ricordava come era stato Dio stesso a far uscire il suo popolo, rivelandosi più forte del faraone.
Si tratta tuttavia di una di quelle prescrizioni che presuppongono l’esistenza del Tempio di Gerusalemme e quindi (come anche per i molti altri sacrifici di svariato tipo che la Torah dettagliatamente descrive) i maestri ritengono sia una regola che oggi non si può più mettere in pratica.
La Pasqua cristiana invece riconosce in Cristo l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, colui che con la sua passione, morte e risurrezione ci ha liberato definitivamente e ha donato la salvezza ad ogni creatura.
Ma la tradizione dell’agnello a Pasqua non ha nessuna argomentazione teologica sostenibile, perché la tradizione cristiana non è fondata sul sacrificio degli animali che non solo sono inutili, ma addirittura crudeli e sicuramente lontani dall’idea di amore e compassione verso tutti gli esseri viventi.
Infatti, il profeta Isaia riporta le parole di Dio: “Io non bevo il sangue dei vostri sacrifici, non mangio la carne dei vostri agnelli (cfr. 1,11).
Le religioni dovrebbero rendere migliore l’essere umano, fargli apprezzare la meravigliosità della vita e rispettare la varietà dei viventi.
Le tradizioni spirituali dell’Induismo, del Buddismo, del Jainismo e dello Yoga ribadiscono l’importanza di astenersi dal consumo di carne per raggiungere la purezza spirituale.
Il credo cattolico, che in realtà insegnerebbe anch’esso la non violenza, in corrispondenza della Pasqua viene accompagnato da abitudini piuttosto crudeli.
Perché è crudele ammazzare agnellini e capretti che arrivano principalmente da lontano, dopo aver affrontato lunghi viaggi, ammassati sui camion, spesso senza cibo né acqua.
Per fortuna molti italiani negli ultimi anni hanno smesso di consumare agnello perché è un cucciolo che intenerisce e suscita facilmente compassione.
Ma cosa dire di polli, tacchini, vitelli, bovini e suini, che tutto l’anno vengono uccisi per soddisfare il piacere del palato?
Sono tutti cuccioli, nessuno raggiunge l’età adulta negli allevamenti, perché non ha senso, dal punto di vista economico, far vivere un animale che ha raggiunto le minime dimensioni corporee necessarie per essere macellato.
E negli allevamenti, per via di selezioni genetiche e ormoni, queste dimensioni vengono raggiunte molto in fretta.
Così i polli broiler, cioè da carne, vengono macellati a soli 43 giorni, quando la loro vita naturale può raggiungere gli 8 anni.
I pulcini maschi “scarto” dell’industria delle uova vengono uccisi ad 1 giorno di età.
I maiali vengono macellati a 6 mesi, quando potrebbero vivere fino a 15 anni.
I vitelli “scarto” dell’industria del latte sono uccisi a 6-8 mesi, quando i bovini possono vivere oltre 20 anni.
I bovini “adulti” in realtà sono cuccioli macellati ad appena 1 anno di età.
C’è un solo modo per impedire la sofferenza e l’uccisione di tutti questi cuccioli: smettere di mangiare esseri viventi, esseri senzienti.
Proprio in questi giorni il governo ha emesso un Disegno di legge per vietare in Italia la commercializzazione di cibi sintetici (carne coltivata, uova coltivate e latte coltivato).
L’agricoltura cellulare o quella vegetale sarebbe un’ottima soluzione per evitare sofferenze di milioni di animali sacrificati nei macelli per i peccati di gola umani.
Non mangiare agnello a Pasqua, non mangiare la carne di nessun animale, a Pasqua e tutto l’anno.
Marco Restaino
Coordinamento PAI FVG