La Casa Asburgo – Haus Habsburg Italia, pubblica l’ultima intervista datata 16 novembre 1982, all’Imperatrice Zita, dopo sessantatre anni di esilio.
Giornalista:
Gentile Signora, Lei è stata diretta testimone degli avvenimenti di un’epoca che se per tutto il mondo rappresenta soltanto la storia, per Lei è stata vita vissuta, dolorosamente, in prima persona. Molti di questi avvenimenti legati al tramonto della Monarchia danubiana, sono ancor’oggi incerti, o confusi. L’Imperatore Francesco Giuseppe, lei l’ha conosciuto, gli ha vissuto accanto. La sua figura è ormai leggendaria, ma com’era veramente questo Imperatore, questo uomo?
Imperatrice Zita:
Era meraviglioso… un Principe nel più profondo del suo cuore, e amava tutti i suoi popoli. Fu operoso fino alla fine dei suoi giorni, fino alla sua ultima ora. Sbrigó le ultime pratiche importanti, come di consueto. Poi, stanco, dovette coricarsi. Poche ore più tardi era spirato. Il suo amore per il suo popolo era veramente commovente, immenso.
Giornalista:
Francesco Giuseppe salì al trono in un periodo particolarmente burrascoso per l’Europa, e lottò fino alla fine del suo regno per mantenere inalterata la Monarchia. Quali progetti, quali strategie, pensava di attuare per raggiungere questo scopo?
Imperatrice Zita:
Credo che avesse progetti molto precisi. Quali fossero, io non lo so, ma ogni aspirazione, alla fine, era quella di riuscire a porre fine a quella terribile guerra, proprio quando era ancora agli inizi. E poi, dopo quando forse si poteva ancora frenare quel terribile spargimento di sangue. Questo stava molto a cuore a Sua Maestà viveva forse per questo e l’Imperatore Carlo, mio marito, condivideva completamente queste sue ansie. Anche lui sognava di restituire ai Paesi della Monarchia danubiana la pace e la tranquillità di un tempo.
Giornalista:
L’aspirazione dell’Imperatore Carlo era il raggiungimento della pace. Ed è in questo contesto che viene a collocarsi quell’azione che, nella storiografia del dopoguerra, fu tra le più discusse, l “Azione Sixtus”, chiamata anche “Scandalo Sixtus” di cui furono protagonisti i Suoi fratelli Sixtus e Xaver, che vennero in Austria segretamente, come ufficiali belgi, e cercarono di arrivare ad una mediazione fra la Francia e la Monarchia danubiana. Ed è a questo proposito che si rimprovera agli Asburgo, e anche a Lei, Signora, di non aver salvaguardato a quel tempo gli interessi della Monarchia come sarebbe stato necessario. Ma come si svolse esattamente questa “Azione Sixtus”?
Imperatrice Zita:
Sia la Francia che l’Austria volevano la pace, che dopotutto era a portata di mano. Ma si doveva agire con delle trattative personali, così i personaggi più influenti del governo francese chiesero ai miei fratelli di entrare in contatto con il nuovo Imperatore d’Austria, mio marito, dichiarando la loro disponibilità. Loro amavano molto l’Austria, dove, fra l’altro, avevano anche studiato.
L’Imperatore Carlo, naturalmente, era felicissimo per questa nuova possibilità che gli si offriva e, all’inizio, tutto andò benissimo. Poi, in Francia, scoppio una crisi di governo e a Briand – che era un uomo un molto equilibrato – subentrò Clemenceau, accanito nemico dell’Austria. E da quel momento l’iniziativa fallì…
Ma non era stata certo l’unica. L’Imperatore aveva intrapreso tutta una serie di trattative e di tentativi per giungere alla pace con tutti i Paesi possibili, furono fatti, ad esempio, dei tentativi tramite l’Olanda, la Svizzera, per non parlare di quelli compiuti con il Vaticano, che collaborò molto. Addirittura il famoso Primo Ministro del Sudafrica Smuts venne in Europa per vedere se fosse possibile realizzare una mediazione. Smuts era una figura molto importante nella politica internazionale.
L’Imperatore non volle lasciare nulla di intentato per portare finalmente ai suoi popoli la pace.
Giornalista:
Quando l’Impero asburgico si stava ineluttabilmente avviando verso il declino, anche il Presidente americano Wilson si dimostrò molto disponibile, la pace in Europa interessava anche lui. Ci furono, allora, dei contatti diretti?
Imperatrice Zita:
Certo. L’Imperatore ebbe con l’America molti contatti, direttamente e indirettamente, ci furono parecchie possibilità di discutere insieme, di scambiarsi delle proposte… Ma tutto questo, poi, non andò a buon fine a causa dell’assoluta rigidità di determinati gruppi in Europa, che non volevano assolutamente la rinascita di uno stato così stabile nel cuore dell’Europa, stabile come la Monarchia danubiana.
Giornalista:
Altezza, ma secondo Lei, perché il Presidente Wilson avrebbe cambiato il suo atteggiamento proprio alla fine della prima guerra mondiale?
Imperatrice Zita:
Non lo so. Ma so che ci fu un’opposizione così grande contro le trattative in atto che, alla fine, il Presidente Wilson le interruppe tutte. In fin dei conti egli sapeva benissimo che all’Austria non rimaneva altro da fare. Noi eravamo una fortezza chiusa, dal momento in cui l’America aveva dichiarata la guerra, noi non ricevemmo più nulla da oltreoceano, mentre tutti gli altri Stati che ci combattevano venivano riforniti dall’America; noi eravamo alla fame… nel vero senso della parola, lo era l’esercito e lo era la popolazione civile, e soprattutto ci mancavano le armi e le munizioni, non avevamo quindi nessuna possibilità di risollevarci.
Giornalista:
Signora,negli ultimi giorni della Monarchia tutti i popoli, uno dopo l’altro si stavano svincolando dalla Monarchia danubiana: i Cechi, i Croati. L’Imperatore Carlo aveva riposto grandissime speranze negli Ungheresi. Ci fu anche quell’incoronazione, avvenuta così in fretta, subito dopo la sua ascesa al trono, sperava davvero in un grande sostegno…
Ma quali furono dunque i gruppi ungheresi che si sarebbero comportati in modo così diverso di come si era pensato?
Imperatrice Zita:
Fu il conte Károly Mihály, che per tutto il tempo era già stato completamente dalla parte di coloro che auspicavano la caduta dell’Impero e che, infine, entrò anche nel partito comunista. Così il crollo ci fu anche là.
Giornalista:
Altezza, la Svizzera fu un esilio scelto da voi liberamente, una proposta che vi fu fatta…
Imperatrice Zita:
No, no. Le trattative, a questo proposito furono condotte dagli Inglesi, soprattutto perché il Re d’Inghilterra aveva così un grande cruccio per non aver potuto salvare il suo diretto cugino, lo Zar dalla morte, dall’assassinio. Per questo si impegnarono, pregarono la Svizzera di accoglierci e ci mandarono soldati inglesi per condurci fuori dal Paese.
Giornalista:
Ci fu poi l’esilio a Madera, come si svolsero quei drammatici avvenimenti?
Imperatrice Zita:
Fummo accolti a Madera come prigionieri degli inglesi, perché fummo portati via dall’Ungheria con navi da guerra inglesi. Il governo portoghese, molto rosso, ci accolse davvero amichevolmente. Ci diedero persino un passaporto affinché io potessi tornare in Svizzera per un intervento chirurgico di uno dei miei figli, azione davvero molto nobile da parte loro. Rimanemmo a Madera un paio di mesi, poi scoppiò l’influenza spagnola, molto brutta. Fu di questo morbo che morì l’Imperatore, mio marito. Il Re di Spagna si adoperò allora affinché i miei figli ed io potessimo ritornare almeno in Spagna, così andammo in Spagna, a Lekeitio.
Giornalista:
Ed ora, nel 1982, dopo 63 anni, Lei è ritornata in Austria.
Imperatrice Zita:
E ne sono felicissima, felicissima. Finalmente sono di nuovo nell’amata Patria.
Giornalista:
Altezza, il suo destino l’ha costretta a sopportare tante sofferenze, è vissuta a lungo lontano dalla Sua Patria, in situazioni drammatiche…
Cosa Le ha dato il coraggio, la forza di affrontare tutto questo?
Imperatrice Zita:
La fede in Dio. La fede in Dio e nella sua provvidenza. Io ho sempre creduto fermamente che tutto ciò che viene da Dio, e quindi dalla Sua mano, deve essere ben accettato. Bisogna ringraziarlo per il bene e per il male. E di questo sono convinta oggi e, me lo conceda Iddio, sino alla morte. Che, probabilmente, non è molto lontana.