“Pronto, abbiamo un’offerta su internet da casa, connessione in fibra ottica ultraveloce fino a un milione di terabyte al secondo, nessun costo di attivazione e prezzo di 29,99 € al mese per il primo mese…”
Quante volte nel mezzo di una riunione importante, durante una cena o mentre si guida si riceve una telefonata sul cellulare e, rispondendo, ci si sente proporre da operatori e call center contratti telefonici o sconti sulle bollette di luce e gas? Un fenomeno chiamato “telemarketing selvaggio” che da anni assilla i cittadini vittime di telefonate commerciali non desiderate, e destinato – almeno sulla carta – a sparire il prossimo 27 luglio, data entro la quale è prevista l’attivazione del Registro pubblico delle Opposizioni.
Un addio che, tuttavia, rischia di non essere definitivo, “in ragione della presenza di operatori che agiscono nell’illegalità e nel sommerso o da sedi estere”, come sottolinea il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, Simone Baldelli.
Il Registro, in sostanza, potrebbe rivelarsi un flop, in quanto le nuove disposizioni non si applicano ai call center ubicati all’estero, e a causa della presenza di operatori illegali capaci di aggirare le norme.
E che il telemarketing sia un business che fa gola a molti lo confermano i numeri: in base alle stime del Codacons, il comparto genera in Italia un giro d’affari da 4 miliardi di euro annui, con la vendita telefonica di beni e servizi che produce un volume, per l’intera filiera, stimabile in 40 miliardi di euro. 1.400 sono le aziende di call center in “outsourcing” attive nel nostro paese, per un fatturato annuo di 2,8 miliardi di euro. Considerati anche i call center interni alle aziende, il telemarketing registra circa 120.000 occupati in Italia.
Tornando al Registro pubblico delle Opposizioni, dal 27 luglio gli utenti avranno a disposizione 4 modalità di iscrizione per non ricevere più telefonate commerciali o per il compimento di ricerche di mercato (anche generate da sistemi automatici) sui propri numeri fissi e mobili: web, numero verde, email e raccomandata. L’operatore di telemarketing che utilizza i dati presenti negli elenchi telefonici pubblici è tenuto a verificare con il RPO le liste dei potenziali contatti, tramite una serie di servizi disponibili sul sito del registro stesso.
Pesantissime le sanzioni in caso di abusi e violazioni: gli operatori rischiano multe fino a 20 milioni di euro, per le imprese sono previste sanzioni fino al 4 % del fatturato totale annuo.
“L’efficacia del Registro pubblico delle opposizioni la vedremo sul campo nei prossimi mesi, alla prova dei fatti, anche in ragione della presenza di operatori che agiscono nell’illegalità e nel sommerso o da sedi estere, il che rende necessario definire in modo chiaro la catena della responsabilità all’interno delle varie filiere di committenza”, afferma Baldelli, appoggiando sul tema il modello olandese “basato sul presupposto che nessuno possa ricevere telefonate commerciali, salvo coloro che abbiano reso esplicito il proprio consenso”.