Nei pressi di Cattinara, la Chiusa, m 266 (sloveno Kljuc, chiave), è un vero e proprio valico obbligato che mette in comunicazione la lunga valle di Longera con la valle della Rosandra. A sud della Chiusa sorge una collina che in epoche remote fu sede di un castelliere e in epoche più recenti divenne un fortilizio. L’Austria vi aveva alloggiato una polveriera.
Alla Chiusa la strada si biforca: a nord sale la strada per Basovizza; a sud scende la strada per San Giuseppe, per Sant’Antonio e per la Val Rosandra.
Una colonna di buona fattura del 1800 ricorda la costruzione della strada per San Giuseppe. La colonna segna il limite del Comune di Trieste. La strada che scende presenta bella vista sulla piana di Bagnoli e sul monte Carso (m 456) che la domina. Maggiori informazioni sulla colonna » Visitare Trieste, escursioni: La Scala delle Vacche
Sul versante di San Giuseppe è sorto nella seconda metà del ‘900 un grande opificio: vi si frantumava la pietra che, polverizzata, con una potente teleferica veniva poi trasferita direttamente alla zona del Porto industriale (Cementificio).
Dopo 500 metri la strada gira sopra San Giuseppe della Chiusa, villaggio pittoresco sormontato dalla chiesa con due torri campanarie.
SAN GIUSEPPE DELLA CHIUSA, m. 164, circa 600 abitanti, figura nei vecchi documenti col nome di Rizmagna e Rusmagna. Il nome locale sloveno è Rizmanje. Era anticamente una villa importante per il numero e l’agiatezza degli abitanti. La chiesa, del 1645, era dedicata originariamente a San Giorgio, ma in seguito ad alcuni avvenimenti del 1750, ritenuti miracolosi, aventi per oggetto una lampada di San Giuseppe, venne ampliata e dedicata a San Giuseppe. La storia di questa chiesa è rispecchiata in pergamene del 1645, del 1703 e del 1750 che ricordano la consacrazione degli altari e della chiesa. Nella chiesa è conservata una reliquia della Santa Croce. L’altare di San Giorgio ha quale mensa una lapide scoperta nel 1752 nei dintorni, dedicata alla famiglia romana Caesia. L’altare maggiore in stile barocco è un pregevole lavoro di fino marmo di Carrara. Nella chiesa era custodito il più antico messale vetero-slavo, che attualmente trovasi in un museo di Belgrado. Nella chiesa c’è un organo del 1750, con 200 canne, del quale ha cura un organista stabile. C’è anche un coro misto. Il doppio campanile è stato costruito nel 1750 ed è alto 20 metri. Le campane sono tre: una del 1880, le altre di epoca più recente. Le rispettive tonalità sono: do diesis – fa -sol diesis.
Dalla chiesa di San Giuseppe dipende quella di Sant’Orsola, nella frazione di Log, m. 80, sita a poca distanza. La località ha avuto varie vicende storiche. La villa apparteneva dapprima ai vescovi di Trieste. Nel 1392 fu dei Bonomo. Nel XVIII e XIX secolo si è ivi formata la con-fraternita di San Giuseppe, alla quale erano affiliate più di mille persone, appartenenti a famiglie nobili di vari paesi di Europa, ed a famiglie patrizie triestine. In epoche più recenti si accese a San Giuseppe una lotta nel campo religioso per l’uso della liturgia glagolitica. La lotta ebbe momenti drammatici quando, dopo la scomunica degli abitanti, parte di questi passò alla religione ortodossa.
La strada dopo avere girato attorno al villaggio di San Giuseppe, supera con un ardito cavalcavia l’ex ferrovia Trieste – S. Elia – Pola, oggi convertita in pista ciclopedonale, e dopo breve percorso passa sotto la vecchia stazione ferroviaria, ora casa abitata, di Sant’Antonio in Bosco – Moccò (m 218).
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