Malattie croniche, Facebook promosso a pieni voti come supporto relazionale per i giovani
Una ricerca dell’Irccs Burlo Garofolo suggerisce di riconsiderare il ruolo di Facebook fra adolescenti malati cronici, come mezzo per superare l’isolamento sociale e condividere le esperienze con chi ha problemi di salute analoghi. Per questo, secondo Egidio Barbi, direttore della struttura complessa Clinica pediatrica, “uno standard elevato di cure dovrebbe, oggi, considerare anche l’accesso wi-fi come parte della qualità del servizio erogato.”
Non sempre i social media vanno demonizzati. Per adolescenti con malattie croniche, l’accesso a uno spazio online condiviso può rappresentare un ausilio psicologico importante, permettendo di superare l’isolamento che le patologie croniche impongono e di condividere la propria condizione con i pari scambiando informazioni. Lo rileva uno studio della Clinica pediatrica del Burlo Garofolo di Trieste in collaborazione con il Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Trieste, che ha analizzato l’uso che un gruppo di 212 adolescenti e giovani adulti (fra 13 e 24 anni) con malattie croniche faceva di Facebook (FB), nei periodi di ricovero ospedaliero – cioè durante le fasi acute – e in quelle non acute della malattia. Le patologie selezionate per lo studio hanno incluso: fibrosi cistica, morbo di Crohn, diabete mellito di tipo 1 e malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI).
Due le conclusioni dell’indagine:
1) per questi giovani pazienti FB è uno strumento importante: aiuta a soddisfare i bisogni di socialità fortemente limitati dalla loro condizione, offrendo la possibilità di condividere l’esperienza difficile con i pari;
2) nei periodi acuti della malattia il tempo trascorso in rete aumenta da una media di 5 fino a 11 ore, e in parallelo c’è la volontà di evitare le ingerenze da parte di medici e personale sanitario.