Al via ieri 20 febbraio davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma il processo ai quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni. Una questione ancora aperta, che a detta di molti non vedrà mai la vera luce. Molta “fuffa” si è accumulata negli anni, servita a depistare su fatti, nomi e obiettivi di comodo.
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Lo aspettavano da 8 anni e 17 giorni e alla fine il momento è arrivato. I genitori di Giulio Regeni, Paola Deffendi e Claudio Regeni, hanno finalmente potuto assistere all’inizio del processo a carico dei quattro 007 egiziani imputati del sequestro, delle torture e dell’omicidio del ricercatore di Fiumicello, trovato morto il 3 febbraio 2016 sul ciglio dell’autostrada che collega Alessandria al Cairo.
Nelle liste dei testi depositate dalle parti compaiono, tra gli altri, i nomi del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, dell’ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, di Marco Minniti, ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, dei tre capi dei servizi segreti che si sono succeduti nel tempo, dell’allora segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni e dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
Nel corso di questa prima udienza sono state sollevate le questioni preliminari: gli avvocati della difesa hanno contestato «l’indeterminatezza del capo di imputazione» e «il difetto di giurisdizione» con l’obiettivo di far proclamare nullo il decreto che dispone il giudizio. Istanza su cui ha chiesto il rigetto la Procura di Roma, rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, il quale ha ribadito come in passato già altri giudici si siano espressi, respingendole.
Sulle modalità di identificazione dei quattro imputati Colaiocco ha chiarito che basta una foto: «Quel che conta non è la conoscenza delle generalità, ma la possibilità che il detenuto possa essere identificato in sicurezza per l’esecuzione della pena, come avvenne (per un cittadino afghano) che era stato identificato non con le sue generalità, ma con una fotografia».
In tribunale, grandi assenti i quattro funzionari della National Security Agency: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Il governo del presidente Abdelfattah al-Sisi non ha mai voluto collaborare con la giustizia italiana, che si è arenata sulla notifica del rinvio a giudizio.
“Oggi è una giornata molto importante”, hanno detto Claudio e Paola Regeni, i genitori di Giulio, prima di entrare nella città giudiziaria. “Erano otto anni che aspettavamo questo momento. Finalmente speriamo che questo processo possa partire, sono state sollevate le questioni preliminari che erano già state rigettate in tutte le altre aule e quindi speriamo, dopo la decisione della Corte Costituzionale che rafforza molto la nostra posizione, di poter avere un processo contro chi ha fatto tutto il male del mondo a Giulio”, ha detto l’avvocato Alessandra Ballerini legale, insieme al collega Giacomo Satta, di Claudio e Paola Regeni al termine della prima udienza. In aula i difensori dei quattro 007 egiziani imputati hanno sollevato una serie eccezioni preliminari. I giudici scioglieranno la riserva il prossimo 18 marzo.
I quattro agenti della National Security imputati sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato. Nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Nel procedimento si sono costituite parti civili la famiglia Regeni e la presidenza del Consiglio dei ministri.
Al processo sì è arrivati dopo la decisione del gup Roberto Ranazzi di rinviare a giudizio i quattro egiziani accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco al termine dell’udienza preliminare ripresa dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha sbloccato il processo. I quattro agenti della National Security che andranno a processo sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.
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