La Procura di Trieste chiede il fallimento della storica azienda portuale per debiti con amministrazione di oltre 40 milioni di euro
Lo rende noto la stessa Procura precisando che è stata “accertata la sussistenza dei presupposti di fallibilità della società” in merito “alla situazione di insolvenza, a partire dall’ottobre 2016”. La Depositi ha accumulato un debito “verso l’Amministrazione di oltre 32 milioni di euro, cui si aggiunge un debito di oltre 9 milioni di euro per sanzioni”. Le indagini sono state condotte dal Nucleo Guardia Finanza Trieste e sono risalite all’acquisto” della stessa Depositi Costieri Trieste da parte della ‘LIFE Srl’. “Le quote della ‘Depositi Costieri Trieste S.p.A.’ erano di proprietà della ‘Giuliana Bunkeraggi Srl’, di cui il triestino Franco Napp era amministratore e socio”, che li ha ceduti alla “LIFE” per 4,5 milioni. La LIFE è composta da soci prevalentemente nativi della Campania”.
La Prefettura ha interdetto la società per timore di infiltrazioni criminali
La Depositi Costieri Trieste Spa, nei confronti della quale la Procura di Trieste ha presentato una istanza di fallimento, è destinataria, inoltre, di un provvedimento di interdizione emesso dal prefetto di Trieste, Annapaola Porzio, nel timore di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Contro il provvedimento, che sarebbe stato emesso pochi giorni fa, può essere presentato ricorso entro 60 giorni. Esso è scaturito al termine di accertamenti compiuti nei confronti della società.
Mastelloni,infiltrazione mafiosa, occorre rimodulare organizzazione interna del porto
“L’iniziativa prefettizia sottintende una infiltrazione mafiosa all’interno della struttura portuale di Trieste, la quale struttura è in trend estremamente positivo, così come il porto di Genova, secondo quanto riportano studi specialistici. Occorre rimodulare l’organizzazione interna del porto per quanto concerne sorveglianza e intelligence, proprio ai fini di evitare meccanismi di infiltrazione tesi a guadagnare il futuro economico dell’ente porto, a Trieste come altrove”. E’ il commento del Procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, ai provvedimenti della Procura e della Prefettura nei confronti della società Depositi costieri Trieste. Per Mastelloni, i porti sono vere metropoli e quindi è ovvio che le strategie e gli appetiti della criminalità organizzata ne tengano conto e facciano tentativi per accaparrarsi zone al loro interno in vista di traffici illeciti. A Trieste, dove si stanno facendo modifiche strutturali e progetti anche politici, è importantissima la vigilanza”.
D’Agostino, il crimine si può fermare, occorre fronte comune delle istituzioni
“Il fenomeno criminale si può fermare. Le procedure sono previste, ma occorre fare fronte comune se si vuole lavorare in modo serio”. Chiaro e semplice il commento all’ANSA del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, all’offensiva di Procura e Prefettura di Trieste contro l’infiltrazione mafiosa all’interno dello scalo giuliano. “Procediamo con la revoca della concessione demaniale” nei confronti della società Depositi Costieri Trieste e “facciamo fronte unico”, ha insistito D’Agostino. Il quale ha ricordato che la vicenda è cominciata tempo fa quando è “stata avviata la procedura che sempre si fa per verificare la situazione antimafia nelle società che sono concessionarie” all’interno dello scalo. Se “le istituzioni collaborano non si hanno sorprese di alcun tipo, Mastelloni ha ragione, – ha concluso D’Agostino – è chiaro che ci sono appetiti da parte della criminalità in una realtà importante e in crescita” come è proprio il porto di Trieste.