A TRIESTE LA PRIMA MONDIALE DI “AMOROSA PRESENZA”
DI NICOLA PIOVANI
L’OPERA APRE LA STAGIONE LIRICA E DI BALLETTO 2022 DEL TEATRO VERDI
Trieste, 13 gennaio 2022: venerdì 21 gennaio debutto mondiale al Teatro Verdi di Trieste per “Amorosa presenza”, la prima opera lirica di Nicola Piovani, in scena anche nella veste di Maestro Concertatore e Direttore. La regia è affidata a Chiara Muti.
Un titolo atteso, per un progetto nato negli anni Settanta, che inaugurerà anche la stagione lirica e di balletto 2022 del teatro.
“Amorosa presenza”, su libretto di Aisha Cerami e Nicola Piovani, è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami e racconta una storia d’amore che si sviluppa tra colpi di scena e travestimenti dei protagonisti, due giovani innamorati. La vicenda è ambientata in una metropoli di fantasia, negli anni Settanta, e viene narrata nel corso di un anno, durante l’evoluzione delle stagioni, che segna anche la crescita dell’amore tra i due ragazzi.
L’idea dell’opera è rimasta a lungo in un cassetto, fino all’incontro tra Piovani e il Teatro Verdi di Trieste che ha voluto fortemente concretizzare il progetto.
Le scene e i costumi sono di Leila Fteita, coreografie di Miki Matsuse, le luci sono firmate da Vincent Longuemare. Maestro del coro Paolo Longo. Gli interpreti principali sono Serena, interpretata da Maria Rita Combattelli, Orazio, Giuseppe Tommaso, la Tata, Aloisa Aisemberg, il Tutore, William Hernandez e L’albero, Cristian Saitta.
Scenografie e costumi sono stati interamente realizzati nei laboratori del Teatro Verdi, grazie all’esperienza e alla professionalità dei lavoratori della Fondazione.
LA STORIA DELL’OPERA: “Amorosa presenza” – spiega Nicola Piovani – è un’opera in due atti che ha avuto una lunga incubazione. La prima idea risale al 1977, prima ancora che fosse pubblicato l’omonimo romanzo. Vincenzo Cerami mi parlò del libro che stava scrivendo e mi sembrò un soggetto perfetto per ricavarne un libretto d’opera. Avemmo una commissione verbale dal Teatro dell’Opera di Atene e cominciammo a lavorare serratamente alla scaletta e ai versi. Quando eravamo a circa metà del guado, la commissione greca si volatilizzò. Bussammo invano alla porta di qualche teatro italiano – in realtà lo facemmo con molta timidezza e troppo pudore. Insomma, il progetto è rimasto interrotto per tanti anni – non ho voglia di contarli. Di recente, quando ho raccontato questa storia in un’intervista a Il Piccolo di Trieste, ho detto anche: “della mia opera ne riparleremo alla prossima reincarnazione”. Ma il giorno dopo ho ricevuto una telefonata del dottor Antonio Tasca, direttore del Teatro Verdi, il quale mi proponeva di riprendere quel progetto nella presente incarnazione. Sulle prime ho titubato, ma poi mi sono lasciato convincere e mi ci sono buttato a capofitto, con molta euforia. Ho ricominciato a lavorarci con l’aiuto di Aisha Cerami. Grazie al Teatro Verdi di Trieste quest’Opera il prossimo gennaio vedrà la luce.
La versione 2021 di questa partitura – prosegue Piovani – è un po’ diversa dal progetto iniziale: negli ultimi decenni il linguaggio musicale ha praticato sentieri più aperti, meno ideologici, meno angusti e intolleranti di quelli battuti nel secolo scorso, si sono aperti spazi anche per la musica para-tonale. La partitura che ho scritto non si fa scrupolo di inglobare nei pentagrammi stilemi popolari, citazioni di generi diversi – dal tango di Piazzolla alla romanza di Tosti, dal duetto brillante rossiniano all’accento malinconico del blues, dalla cavatina classica ai ritmi di Dave Brubeck. Nel momento saliente del bacio finale, compare un accordo di dodici note, stile secondo novecento.
Ho scritto la musica di Amorosa presenza seguendo il mio istinto narrativo, scegliendo nell’armamentario dei tanti linguaggi che convivono nella nostra civiltà musicale e nella mia testa, accavallandoli e rielaborandoli in un patchwork lessicale che, a mio sentire, è la cifra più autentica per raccontare la contemporaneità, per musicare il mio oggi. E, in coerenza con questo linguaggio musicale fatto di schegge e citazioni, Amorosa presenza ha assunto il sottotitolo di Opera Semiseria.
NOTE DI REGIA: “Amorosa presenza” è un’antica storia sempre attuale, la storia di noi tutti… quella dell’amore – racconta Chiara Muti – In scena, al centro, un albero scandisce con le sue fronde il susseguirsi delle stagioni: estate, autunno, inverno e primavera…. a rappresentazione del tempo che passa e con lui le stagioni della nostra esistenza.
La natura osserva apparentemente impassibile, ma è un inganno!
Il suo spirito greve ci sostiene, come le radici della terra un tronco, ed influenza temporalmente e meteorologicamente le nostre emozioni. Quattro buffi cespugli, come in un conte de fée, inaspettati complici di follie, accompagnano nei loro deliranti eccessi i nostri eroi: Serena e Orazio, due giovani dirimpettai, abitanti d’una città che da lontano scandisce i ritmi d’una frenetica società dove i colori stentano a farsi largo e i gesti ripetuti tradiscono i segni dell’omologazione in atto!
Dentro casa, due enigmatiche figure, Tutore e Tata, spiriti guida ritagliati dalla carta da parati, sono la voce della coscienza di quel che sarà, lo specchio del tempo che passa e inesorabilmente plasma e dissolve.
Sono la voce della ragione… che i nostri giovani non sono disposti ad ascoltare! A loro s’addice la voce dell’amore! Desiderio e sogno accordarsi non possono a rimpianto e disillusione!
Due generazioni a confronto! Scontro d’intenti e di vedute.
E così… Orazio decide di travestirsi da donna, Letizia, per vincere la timidezza e poter decantare in libertà lodi di sé stesso all’amata Serena, la quale incuriosita, dopo il primo incontro, decide di travestirsi da uomo per avvicinare l’Orazio tanto decantato e oramai idealizzato.
Ed è qui che il gioco si fa serio…ambiguo…come spesso ci ricordano i tanti personaggi del teatro e dell’opera che nei secoli hanno ceduto alle lusinghe dell’”antico trucco del travestimento”.
Dall’inganno, in amore, affiorano sempre delle verità!
E così i nostri ragazzi si ritrovano in quattro, imprigionati in loro stessi, oscillanti tra il maschile e il femminile di se…e finiscono per avere nostalgia dell’amicizia che li ha veicolati alla conquista dell’altro e forse a riconoscersi più veri in maschera, perché così hanno conosciuto l’amore riconoscendosi, perché così hanno amato amandosi.
E quando alla fine si ritrovano l’uno davanti all’altra per la prima volta, lui nei panni di una lei e lei nei panni di un lui, non possono fare altro che lasciarsi andare all’istinto della passione… i loro corpi trascinati l’uno verso l’altro dalle anime che li hanno sempre sostenuti. Cosi… nel turbinio di un tango il desiderio non concede più tregua e spoglio oramai d’orpelli e d’artifici, l’amore trionfa!
IL CAST: Serena in scena sarà Maria Rita Combattelli, tra le sue esperienze è stata interprete nella cantata La Pietà diretta dal M° Piovani al Maggio Musicale Fiorentino e all’Opera di Roma. Il M° Piovani l’ha scelta per due delle sue opere: La Sinfonia delle Stagioni a L’Aquila, in occasione dell’anniversario del terremoto (trasmesso da Rai5) e L’isola della Luce. Tra gli impegni recenti è stata Adina nell’Elisir d’amore, al Maggio Musicale Fiorentino, all’Opera di Tenerife e al Teatro di Tbilisi.
Orazio sarà Giuseppe Tommaso, tra i ruoli interpretati finora Alfredo ne La Traviata con la regia di Henning Brockhaus e Arlecchino in Pagliacci all’Opera Toulon, Arturo in Lucia di Lammermoor al San Carlo di Napoli e al Verdi di Trieste, Alfredo ne La Traviata all’Opera di Tirana, al Politeama di Lecce e al Luglio Musicale Trapanese, Eustazio in Armida all’Opera di Montpellier, il Duca di Mantova in Rigoletto e Cassio in Otello al Ravenna Festival e al Teatro del Giglio di Lucca, Rodolfo ne La Bohème a Tirana. Tra i debutti recenti è Pollione in Norma a Ravenna.
La Tata sarà Aloisa Aisemberg, tra i ruoli interpretati, al Teatro Comunale di Bologna è stata Angiolina (La Cenerentola), Flora Bervoix (La Traviata), Zita (Gianni Schicchi). Nel 2018 ha debuttato il ruolo di Rosina del Barbiere di Siviglia al Teatro Nazionale di Sarajevo in un allestimento promosso dall’ambasciata italiana. Nel 2019 ha cantato in Sinfonia delle stagioni di Nicola Piovani.
Il Tutore sarà William Hernandez, un una lunga serie di personaggi già interpretati, tra i quali Figaro ne Il barbiere di Siviglia (Livorno, Lucca, Pisa, Novara), Gaudenzio nel Signor Bruschino (Portogallo), Dandini ne La Cenerentola (Teatro Argentina di Roma, Auditorio Toscanini-Rai di Torino, Regio di Parma, San Carlo di Napoli), Milord in Fra Diavolo (Opera di Firenze), Papageno in Die Zauberflöte (Massimo Bellini di Catania), e tanti altri ancora.
L’albero sarà Cristian Saitta, anche lui tanti ruoli alle spalle, come Sparafucile in Rigoletto a Parma e Cagliari, Timur in Turandot a Bari, Zio Bonzo in Madama Butterfly e il Re in Aida al Macerata Opera Festival, impegnato anche nella registrazione di Al mulino di Respighi in prima esecuzione mondiale al Verdi di Trieste.
Le scene e i costumi sono di Leila Fteita, che ha lavorato alla realizzazione di spettacoli d’opera, prosa e balletto nei più prestigiosi teatri in Italia e nel mondo. Come scenografa ha collaborato, tra gli altri, con Liliana Cavani, Luca Ronconi, Ermanno Olmi, Michael Hampe, Pier’Alli, Jérome Savary, Franco Zeffirelli, Bob Wilson, Werner Herzog, Nicolas Joël, Hugo De Ana, Graham Vick e Peter Stein, nonché con Giorgio Strehler. Nel 1992 l’esordio alla Scala con il balletto La bottega fantastica. Tra gli impegni recenti Turandot (costumi) a Torre del Lago, La traviata all’Opera di Roma e a Tokyo, Rigoletto a Novara, una nuova produzione di Così fan tutte a Napoli e Madama Butterfly a Firenze (regia di Chiara Muti). Negli anni ha collaborato anche con Hugo De Ana per Un ballo in maschera a Pechino (2012), con Guy Cassiers al Ring wagneriano alla Scala (2013), con Dante Ferretti per Aida al Maggio Musicale Fiorentino, per La traviata al San Carlo di Napoli (entrambe con la regia di Ferzan Ozpetek) e per Turandot alla Scala, per l’inaugurazione di Expo 2015.
Le coreografie sono di Miki Matsuse, solista in tanti spettacoli (Il lago dei cigni, Cenerentola, Il Corsaro, Le papillon, Don Chisciotte, ecc). Nel 1985 entra nell’Ensemble di Micha van Hoecke e da allora è interprete delle sue creazioni per il balletto e per la televisione. Partecipa come membro dell’Ensemble a molti festival internazionali, si è esibito a Mosca, Ulyanovsk e San Pietroburgo, nella Grande Moschea della Cittadella del Cairo, per il Columbus Day a New York e per l’Anno dell’Italia in Cina (2006). Nel 2019 ha firmato le coreografie di Due uomini, due civiltà di Mariano Bauduin, a Palermo.
Il light designer è Vincent Longuemare. Tra i tantissimi lavori realizzati, ha firmato le luci di Dido and Aenas di Purcell regia di Chiara Muti a Caracalla, Manon Lescaut di Puccini per l’Opera di Roma, Le nozze di Figaro a Bari, Napoli e Palermo, Così fan tutte per il San Carlo di Napoli ed il Regio di Torino. È fondatore insieme a L’arboreto Teatro Dimora di Mondaino della Scuola di Formazione per Tecnici Consapevoli. Nel 2007 ha vinto il Premio Speciale Ubu per le luci.
IL DOCUMENTARIO: la realizzazione di “Amorosa presenza” è stata seguita mese dopo mese a Trieste con interviste e immagini, che daranno vita a un documentario, prodotto dal Teatro Verdi, che racconterà l’evoluzione dell’opera fino al suo debutto in scena.
LE DATE: “Amorosa presenza” debutterà il 21 gennaio alle 20.30, repliche il 22 gennaio alle 20.30, il 23 gennaio alle 16, il 25 e il 27 gennaio alle 20.30 e il 29 gennaio alle 16. I biglietti sono già in vendita, alla biglietteria del teatro da martedì a sabato dalle 9 alle 16. Domenica dalle 9 alle 13:30 e online attraverso il circuito di vivaticket: www.vivaticket.com/it/acquista-biglietti/verdi-trieste.