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Preoccupazione per la sicurezza alimentare, la nota di FedAgriPesca Fvg

FedAgriPesca Fvg: preoccupazione per la sicurezza alimentare
La riduzione dei principi attivi utilizzabili nella difesa agricola mette a rischio molte colture. Una riflessione e un allarme lanciato durante una tavola rotonda con gli esponenti politici del territorio. Negli ultimi 10 anni, la vendita di agrofarmaci ha subito una diminuzione del 14%

FedAgriPesca FVG tavola rotonda

C’è preoccupazione fra gli agricoltori regionali per gli effetti che potrebbero avere, a livello produttivo, le strette comunitarie all’uso di numerosi principi attivi utilizzati come fitosanitari per la difesa delle colture. «Il rischio è che salti il sistema di sicurezza alimentare italiano e di passare da Paese che esporta prodotti di qualità a Paese costretto a importare molti prodotti che finiscono sulle nostre tavole». Lo ha detto Venanzio Francescutti, presidente di FedaAgriPesca Fvg, che riunisce 108 cooperative agricole regionali, intervenendo a una tavola rotonda svoltasi al Centro sperimentale “Casa 40” dei Vivai Cooperativi di Rauscedo. Al confronto, voluto dall’Organizzazione, hanno partecipato numerosi parlamentari ed europarlamentari del territorio, oltre che molti esponenti del movimento cooperativo e l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche, Stefano Zannier.

Le cooperative agricole esprimono preoccupazione, infatti, circa l’impatto che il dimezzamento delle sostanze attive autorizzate a livello comunitario sta avendo sui livelli di produzione di numerose colture. «Stiamo vivendo l’effetto combinato del mancato utilizzo di numerosi principi attivi (82 le sostanze “revocate” dal 2014 a oggi, 30 quelle a rischio nel prossimo triennio), e degli effetti della crisi climatica che hanno falcidiato le produzioni agricole – sottolinea Francescutti -. È necessaria l’adozione di un approccio più gradualistico e realistico, considerando anche i vincoli e gli appesantimenti operativi che penalizzano le imprese del settore, in una congiuntura economica già critica. Siamo impegnati ad accompagnare le nostre imprese verso una transizione ecologica con attenzione a un equilibrio ai tre pilastri della sostenibilità: ambientale, economica e sociale».

Del resto, la strada è già tracciata: negli ultimi 10 anni, in Italia, la vendita di agrofarmaci ha subito una diminuzione del 14%. Tra i Paesi europei, l’Italia risulta essere quello con la più alta percentuale di prodotti con residui non rilevati (65,6%) e anche quello con la quantità di campioni analizzati più bassa con valori di residui chimici oltre il limite di legge (0,5%).

«La sostenibilità ambientale è un obiettivo imprescindibile per il futuro dell’agricoltura, ma le modalità con cui le politiche del Green Deal europeo intende raggiungerlo rischiano spesso di compromettere la competitività e la redditività delle aziende agricole della nostra regione e dell’intero Paese. Oggi più che mai si alza la richiesta di una revisione del Green Deal, a partire dalle stesse basi tecniche utilizzate che, sempre più spesso, evidenziano lacune e dati dubbi – ha dichiarato l’assessore Zannier -. L’applicazione stringente di misure legate alle politiche di transizione impongono agli agricoltori vincoli che, sia pur con l’utilizzo degli strumenti di supporto che come Regione sono già stati resi disponibili, potrebbero rivelarsi comunque insostenibili. È fondamentale che le aziende abbiano accesso a incentivi mirati, investimenti in ricerca e innovazione e che sia previsto un adeguato periodo di adattamento oltre che a una generale revisione critica del percorso metodologico seguito per la definizione dei criteri di sostenibilità».

La limitazione dei principi autorizzati ha visto in questi anni i produttori nella impossibilità di contrastare le diverse fitopatie causate dai cambiamenti climatici, creando un vero e proprio “corto circuito” che ha comportato una riduzione della produzione. Negli ultimi dieci anni, ad esempio, una coltura come il kiwi (molto presente anche in Friuli Venezia Giulia), strategica anche sui mercati internazionali, si è dimezzata a livello nazionale.

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