That’s incredible! Direbbe un turista inglese o americano, alla vista di una tale stranezza: la nuovissima pista ciclabile che percorre le rive di Trieste, viene sistematicamente transennata in occasione dei previsti arrivi delle navi da crociera
Sui cartelli adagiati a terra assieme ai pali, leggiamo la data di fine “esproprio”, il 16 agosto. Praticamente due settimane senza pista ciclabile. Eppure sarebbe bastato spostare le transenne un metro più in là, lasciando libera la percorrenza ai ciclisti. La stagione delle crociere è ancora lunga, quindi è logico pensare che questo nuovo tracciato diventi stagionale. In fondo, è bello pedalare lungo le rive spazzate dalla bora invernale, e poi non si suda affatto.
Battute a parte, questo esproprio costringe il ciclista ad effettuare slalom azzardati in mezzo ai numerosi pedoni, o peggio ancora, spostarsi sulla carreggiata a proprio rischio e pericolo. Già è odiata la categoria, ora sarà perfino peggio.
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Una pista ciclabile (o ciclopista) è un percorso protetto o comunque riservato alle biciclette, dove il traffico motorizzato è generalmente escluso. Lo scopo di tali percorsi è separare il traffico ciclabile da quello motorizzato e da quello pedonale, che hanno velocità diverse, per migliorare la sicurezza stradale e facilitare lo scorrimento dei veicoli. Essi, proprio per la maggiore sicurezza dei ciclisti, svolgono anche il ruolo di strumento per lo spostamento di quote di mobilità dal mezzo motorizzato privato alla bicicletta, riducendo in tal modo congestione e inquinamento.
Un concetto correlato è quello di rete ciclabile: le piste ciclabili di una città svolgono un ruolo nella viabilità globale, nella sicurezza ecc. se sono fra loro interamente collegate in rete, in continuità fra di loro e su ogni singolo percorso. Il disegno della rete è un’attività di pianificazione e gestione della mobilità urbana.