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Personaggi triestini: Lorenzo Pilat

Nato a Trieste, diplomato in elettronica, si trasferisce a Milano la “palestra” della musica leggera ed inizia la sua carriera di cantante vincendo il primo “festivalbar”. L’organizzatore Vittorio Salvetti lo propone ad Adriano Celentano del cui clan viene a far parte incidendo canzoni di successo come: “Charlie Brown” e “un po’ di vino” che lo fanno conoscere al pubblico col nome d’arte “Pilade”.
Pur continuando a cantare nei vari spettacoli in Italia e all’estero intraprende la carriera di compositore e dopo aver ottenuto il primo grande plauso a Sanremo con: “nessuno mi puo’ giudicare” cantata da Gene Pitney s’impone come autore delle piu’ belle canzoni italiane che rendono famosi molti artisti come: Gigliola Cinquetti con: “la rosa nera” e “alle porte del sole” (vincente a Canzonissima ‘73 e portata al successo in America nella versione di Al Martino: “to the door of the sun); Orietta Berti con: “fin che la barca va” e “non illuderti mai” (grandi successi in Italia e in Germania); Gianni Nazzaro con: “quanto e’ bella lei” ( prima classificata al disco per l’estate ‘72).
Il cantante inglese Tom Jones deve la sua popolarità anche a una canzone di Pilat: “love me tonight” (alla fine della strada, Sanremo ‘69) che negli USA e’ tutt’ora un best seller.
Come cantante è stato tre volte a San Remo, e’ apparso sugli schermi di Canale 5 nelle edizioni di Festivalbar e in alcune puntate al “Maurizio Costanzo Show”.
È spesso ospite di trasmissioni televisive sulle reti RAI: “la vita in diretta”, “alle due su RAI 1”, “tg2 dossier” e dovunque si parli della melodia italiana nel mondo.
Si esibisce dal vivo con la chitarra quasi sempre da solo.
Cantante unico in Italia per la sua estensione di voce e per il suo modo carismatico con cui affronta il pubblico. In ogni spettacolo è un vincente in quanto oltre al tempismo preciso nel proporre le canzoni offre un saggio di preparazione tecnica notevole nell’interpretare pezzi come “be bop alula” dove simula l’effetto eco, “mule skinner blues” (il blues del mandriano) dove per la per la moltitudine di suoni che escono dalla sua bocca sembra di sentire un’orchestra, “sixteen tons” dove da note bassissime passa improvvisamente a note altissime.
Lo stesso discorso vale anche per i brani: “the house of the rising sun” e “unchained melody” (tema dal film ghost) dove tra voce e falsetto riesce a toccare ben 44 note del pianoforte!
Esplode con vivacità e grinta tenendo banco un’ora e mezza circa per coinvolgere il pubblico in canti collettivi e battute spiritose riuscendo a polarizzare l’attenzione su se stesso per tutta la durata dello spettacolo che completa cantando le sue canzoni più famose come: “quanto e’ bella lei”, “vino amaro”, “alle porte del sole”, ecc. insieme a qualche pezzo di Celentano e ad alcuni brani di folclore triestino.

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