Dopo anni di dialogo con persone in luoghi molto diversi, per Opher Thomson, artista e regista inglese, che vive e lavora in Italia, è diventato evidente che la parola casa assume sempre più valore e che queste conversazioni tendono spesso a concentrarsi sulla mancanza di casa. La casa sembra essere vissuta come un’assenza, come qualcosa di mancato – quindi desiderato – anziché una presenza fondante: longing piuttosto che belonging, brama piuttosto che appartenenza: mancasa.
L’allestimento al Cavò resituisce attraverso immagini, video e testi – in mostra è disponibile anche il suo libro Canti del parto – una tappa di questa ricerca pluriennale alla quale l’artista invita il pubblico a contribuire scrivendo una delle cartoline di mancasada aggiungere a quelle esposte.
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