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Lettera delle Professioni Sanitarie alla Giunta Regionale

tutto ok dall'ospedale

Di seguito riportiamo una nota delle organizzazioni delle professioni sanitarie sulle proposte inviate alla Giunta Regionale in merito alla riforma della Sanità in Friuli Venezia Giulia.

Sanità: la Riforma va attuata partendo da chi lavora ogni giorno sul territorio
I professionisti della Sanità hanno scritto alla Giunta regionale indicando le priorità per una realizzazione efficace della riforma: chiedono investimenti sul territorio e il confronto con gli operatori.

La riforma della Sanità in Friuli Venezia Giulia potrà realizzarsi concretamente solo con la valorizzazione del territorio, rendendo più efficiente il settore ospedaliero e soprattutto coinvolgendo nel processo di cambiamento e nelle decisioni tutte le professioni sanitarie e del sociale, che stanno reggendo gran parte del peso della trasformazione in atto.
È questa la proposta inviata alla Presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e all’assessore alla Sanità, Maria Sandra Telesca, dalle organizzazioni che rappresentano i 17 mila professionisti della sanità della regione.
Le considerazioni del Co.Re.APS., sigla che riunisce 16 Associazioni (AIFI, AIP, AITO ,ANAP, ANDID, ANEP, ANPEC, ANTEL, ANUPI, ASNAS, FITELAB, FLI, UNPISI), con oltre il 70 per cento dei professionisti della sanità in Friuli Venezia Giulia, e delle professioni organizzate in Ordini o Collegi (infermieri, tecnici di radiologia, ostetriche e assistenti sociali), tengono conto dei risultati dell’incontro di Palmanova dell’11 marzo, che ha visto riunite, per la prima volta in Regione, tutte le professioni della sanità.
Dagli interventi, raccolti in una relazione inviata all’amministrazione regionale, è emersa soprattutto la volontà di essere coinvolti nel processo di cambiamento “che è destinato a fallire se non vi è alleanza e coralità d’azione tra chi è chiamato realizzare i cambiamenti delineati dalla riforma”.
Fra le priorità individuate, lo sviluppo dei servizi territoriali e dei distretti, che dovranno essere i punti d’integrazione fra i servizi sanitari e quelli socio-sanitari e sociali dei Comuni, assicurando “una risposta unitaria, coordinata e continua ai bisogni della comunità”, in particolare in casi di patologie croniche o con decorso prolungato.
Il nuovo assetto dovrà inoltre basarsi su “un efficace confronto tra tutti i professionisti coinvolti nelle attività delle cure primarie” per definire compiti, funzioni e distribuzione del personale sanitario. Pur sottolineando il ruolo assegnato ai medici di famiglia, alle aggregazioni funzionali territoriali e ai centri di assistenza primaria, le organizzazione dei professionisti della sanità ricordano come attualmente il sistema non sembri sufficiente per gestire tutte le situazioni di pazienti con patologie multiple, cronicità e fragilità.
Per realizzare pienamente e in maniera efficace la riforma, accanto al ruolo dei clinici, è necessario valorizzare ruoli e responsabilità dei professionisti sanitari e del sociale, che fino a oggi hanno avuto un coinvolgimento ridotto: pochi i professionisti chiamati ai tavoli regionali, con uno squilibrio fra il contributo apportato dai professionisti ospedalieri rispetto a quelli che lavorano sul territorio. Piani di grande impatto, “sono stati scritti in assenza o con scarsa presenza di molti professionisti con esperienza in ambito territoriale”.
“Aver giustamente rivisto gli standard delle strutture ospedaliere, – concludono i professionisti della sanità – rende urgente preparare il territorio a questo cambiamento epocale, che deve avvenire simultaneamente su ospedali ma anche sui territori” che invece al momento sono destinatari d’investimenti ridotti in termini di formazione, comunicazione, infrastrutture, e personale sanitario. Su queste questioni importanti andranno misurate anche le direzioni aziendali. L’applicazione della riforma, infatti, ora si gioca soprattutto a livello delle singole aziende sanitarie.

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