La filastrocca più famosa rivolta ai bambini che frignano per un nonnulla, è “pianzoto pestapevere”. Il termite pestapevere, tradotto “pesta pepe” deriva dalla lacrimazione degli operai che lavoravano nella fabbrica spezie di Trieste, la Fratelli Bauer con sede in via Capodistria fino allo smantellamento negli anni ’80.
Ecco la storia:
Baderle e Josef Meller fondano a Vienna un’attività di prodotti chimici, farmaceutici ed erbe medicinali. L’azienda trasferisce la sede a Trieste, il più grande e potente porto dell’Impero Austro Ungarico. Successivamente viene acquisita da Ludwig Bauer, dal quale prende il nome. Forte della posizione geografica e dei contatti commerciali maturati con le aziende esportatrici nei paesi oltreoceano, Bauer diventa una delle realtà più importanti del settore. Dopo i difficili anni del conflitto mondiale in cui l’azienda venne confiscata, Bauer ritorna al grande splendore del periodo prebellico e cambia nome in Fratelli Bauer. L’innovazione prende piede: in azienda vengono introdotti mezzi di trasporto a motore e sollevatori meccanici per il trasporto e lo spostamento delle merci. Infine, l’azienda si trasferisce a Gradisca d’Isonzo, Gorizia, in uno stabilimento di oltre 8000 metri quadri dotato delle più avanzate macchine per la lavorazione delle materie prime. Bauer viene rilevata dal fondo VeNetWork SpA Group.
Poi, nella filastrocca troviamo “co l’oio de bacalà” che si riferisce ai “batibacalà” cioè agli addetti alla battitura dello stoccafisso per preparare il baccalà mantecato. Il merluzzo essiccato veniva introdotto in un sacco di juta, e quindi preso a martellate fino a smembrarlo e ridurlo in pasta. Poi, si aggiungeva dell’olio, aglio e spesso delle patate. (che ricorda quelli che appunto pestavano il pepe nei mortai e i «batibacalà» – interpretazione di Liliana Bamboschek).
“misiava la polenta”, cioè mescolava la polenta: quando polenta e baccalà, appunto, costituivano un piatto “povero” ma energetico da destinare ai soldati al fronte.
pianzoto PESTAPEVERE
Pianzoto pestapevere
co l’oio de bacalà
misiava la polenta
pe’l povero soldà
La sedonda filastrocca non presenta significati reconditi, l’unico scopo era di prendersi gioco del bambino piagnucolone di turno
MAMA, PAPÀ
mama, papà,
la galina me ga becà
me ga becà sul ocio
e ti te son pedocio
È chiaro che ognuno avrà in mente una variante a queste filastrocche, che di natura sono “plasmabili” a piacimento. Quindi, di certo, ne esisteranno diverse versioni, tutte ufficiali!