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La storia dell’Ospedale Maggiore di Trieste

L’Ospedale Maggiore di Trieste è un imponente complesso edilizio, ubicato in una posizione che da periferica quale era originariamente nel XIX secolo, viene oggi a trovarsi al centro della città di Trieste

Ospedale Maggiore di Trieste

Il corpo principale, costruito dal 1833 al 1841, è costituito da un quadrilatero di circa 190 x 138 metri che si sviluppa attorno ad una corte alberata di circa 160 x 107 metri.

L’edificio storico si articola su cinque livelli, di cui tre (piani terra, primo e secondo) fin dall’origine destinati all’utilizzo ospedaliero e due (seminterrato e sottotetto) che sono stati nel tempo oggetto di interventi di ampliamento per crearvi nuovi collegamenti funzionali ed impiantistici, oltre che ulteriori spazi per attività sanitarie.

Note storiche sull’edificazione dell’imperial-regio Hospitale

Nel 1785 l’Ospedale di Trieste, noto come Conservatorio Generale dei Poveri od Ospedale di Maria Teresa, costruito una decina di anni prima, venne deistituzionalizzato dall’imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo e trasformato in caserma, per cui si dovette adibire ad ospedale l’ex episcopio, sito sul colle di S. Giusto.
Alla fine del Settecento, la popolazione a Trieste, che faceva parte dell’impero asburgico, assommava a 24.000 abitanti, arrivando a 33.000 nel 1820.
La contenuta recettività dell’ex episcopio (massimo 400 posti letto) e le disagevoli condizioni di alloggio dei malati, indussero il governo centrale, nel 1819, a razionalizzare e centralizzare in un unico ospedale, da costruire ex novo, tutta l’assistenza, non accogliendo in esso, accanto agli ammalati, i poveri e gli emarginati. Nel 1883 fu a tal fine acquistata, per 29.000 fiorini, la ex campagna Cassis Hoffman nella contrada suburbana di Chiadino, che era annessa al Borgo Franceschino. Il progetto del nuovo ospedale fu redatto da un funzionario della Direzione delle Fabbriche, l’ing. Antonio Juris, ma fu rivisto da Pietro Nobile, consigliere aulico delle Fabbriche di Vienna.
La consulenza igienistica fu affidata a tre valenti medici: Antonio Jennicker, Pietro de Garzarolli e Demetrio Frussich.
Definito il progetto, nel maggio del 1833 fu bandita la gara d’appalto per la edificazione, che fu vinta dall’impresario lombardo Domenico Corti, che modificò un po’ il progetto.

L’edificazione dell’Ospedale Maggiore di Trieste iniziò nel marzo del 1834, quando imperatore d’Austria era Francesco I d’Asburgo, che nel 1806 aveva cessato d’essere imperatore del Sacro Romano Impero, fondato nell’800 da Carlomagno e cancellato da Napoleone dopo più di mille anni di sua esistenza.

La costruzione dell’Ospedale Maggiore di Trieste costò 800.000 fiorini (pari a 40 milioni di euro e a 80 miliardi di vecchie lire) e fu conclusa nel giugno del 1841, quando era imperatore d’Austria Ferdinando d’Asburgo.
La popolazione della città, all’epoca, era salita a 78.000 abitanti.
I suppellettili per il nuovo ospedale costarono 200.000 fiorini, pari a 10 milioni di euro e a 20 miliardi delle vecchie lire. L’Ospedale quindi, tra l’acquisto del terreno, l’edificazione e l’acquisto dei suppellettili costò 1.029.000 fiorini, pari a 51,5 milioni di euro e a circa 100 miliardi di vecchie lire.
Una spesa così contenuta fu possibile perché la mano d’opera , che lavorava fino a 16 ore al giorno, godeva di una paga bassissima, come in tutta l’Europa, e non aveva ferie.

Il nuovo Ospedale, oggi detto Ospedale Maggiore, entrò in attività il 22 luglio 1841. Esso è di stile neoclassico e si rifà all’Allgemeineskrankenhaus di Vienna e questo all’Asklepeion di Pergamo, patria del grande medico Claudio Galeno (129-201), che ispirò anche il palazzo di Diocleziano (IV secolo) a Salona (Spalato).
L’Ospedale di Trieste si sviluppa su cinque livelli (sotterraneo, piano terra, primo piano, secondo piano, soffitta) ed ha una forma di quadrilatero, con lati di 190 metri per 152, con al suo interno un giardino di 12.000 metri quadrati. All’inizio l’Ospedale era dotato di tre ingressi, 1082 posti letto (contro i preventivati 631), distribuiti in 70 cameroni da 8 a 24 posti letto, ed 84 latrine. Aveva dieci scalinate interne, ampi corridoi ed alti soffitti.
Era a corpo di fabbrica doppio, con corridoio o corsia verso il lato esterno e cameroni di degenza verso il lato interno, che dava sul giardino. Nel suo contesto ospitava oltre alle dieci divisioni, i servizi generali, i depositi, la lavanderia, i locali del ghiaccio, l’abitazione di alcuni inservienti, gli alloggi del personale, i servizi amministrativi, i bagni, l’impianto di riscaldamento dell’acqua, la ruota degli esposti con l’Orfanotrofio, chiuso nel 1879, la farmacia, il laboratorio, due cucine, la dispensa, l’asciugatoio, l’abitazione del Direttore, le stanze per i medici, il settore paganti, la Scuola di Ostetricia, la Maternità, il gabinetto patologico, il deposito salme, la sala anatomica e la casa del custode. Aveva due chiesette, una nel lato posteriore del quadrilatero e una nel cortile postico, vicino al deposito delle salme.

Nel 1841 l’Ospedale era statale, cioè imperial-regio; nel 1862 divenne civico, gestito dalla giunta provinciale di Trieste; nel 1913 la gestione fu affidata ad un comitato, nominato dal Comune; nel 1922 fu denominato Ospedale Regina Elena; nel 1923 divenne Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza (IPAB) gestito dalla Congregazione di Carità.
Nel 1931 fu costituita la fondazione Ospedali Riuniti di Trieste (Ospedale Regina Elena ed Ospedale di S.M. Maddalena), Ente morale con proprio Consiglio di Amministrazione, nominato dal Comune e dalla Provincia di Trieste.
Nel 1968 con la legge 132 gli Ospedali Riuniti di Trieste divennero Ente Ospedaliero Generale Regionale.

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