Trieste spaccata in due. Sono mondi contrapposti quelli che si stanno fronteggiando a colpi di veleno, odio sociale e violenza verbale. Da quando è nato l’hashtag #IOAPRO per protesta contro la chiusura dei bar e ristoranti, il livello dello scontro è ulteriormente aumentato. Solidarietà sacrosanta da una parte, verso il popolo dimenticato, quello a cui è stato impedito di lavorare; gente umiliata, a cui è stato promesso l’aiuto ma ancora sta aspettando. E poi ci sono i legalitari, quelli che mal sopportano le proteste, specie se queste sfociano in azioni potenzialmente pericolose o illegali. Sono punti di vista in apparenza diametralmente opposti, ma solo per cecità. Di certo manca la componente solidale, questa sconosciuta, e una visione obiettiva del problema. Eppure il traguardo è comune: uscire al più presto da questo incubo. Nessuno sembra sufficientemente lucido per affrontare l’emergenza in modo razionale, ognuno corre in una direzione diversa, come le formiche in un rogo. Nella pandemia moderna è necessario obbligare la gente con la forza della legge a mantenere le distanze: è una cosa che farebbe ridere i nostri avi medievali.
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