Il Partito Animalista Italiano sezione di Trieste scrive al nuovo Governo di Roma in merito ad alcune questioni, ecco la lettera:
Il Partito Animalista Italiano sezione di Trieste augura un buon lavoro al nuovo Governo, auspicando che dia al Paese stabilità e che intervenga in modo immediato a tutela di famiglie ed imprese, in questo particolare e difficile momento storico.
Anche per il nostro territorio è imprescindibile che ci sia una linea compartecipata con la nuova regenza, su tematiche come la questione energetica, il lavoro, l’ambito sociale e la tutela dell’ambiente compresi gli animali.
E proprio sull’ultimo punto il PAI si ritiene molto preoccupano per alcune dichiarazioni di esponenti del FDI che hanno ribadito l’impegno a difesa della caccia, promuovendo le modifiche della Legge statale n. 157/92.
Le modifiche alla legge riguardano diversi aspetti, tra cui la revisione dei tempi di apertura e di chiusura della caccia, ampliare la possibilità di catturare e di detenere per l’utilizzo a fini di richiamo tutte le specie cacciabili (anche quelle in deroga) e non solo quelle previste dall’attuale legge, allargamento delle specie cacciabili, verifica, della percentuale del territorio interdetto all’attività venatoria che supera di gran lunga quanto stabilito dalla normativa vigente ( massimo il 30% del territorio); modifica sulle modalità con le quali effettuare le tradizionali cacce migratorie.
Inconcepibile invece è la volontà di delocalizzare l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che finirebbe sotto il controllo diretto dei governatori locali.
La questione desta fortissima preoccupazione per il fatto che si sta ponendo la biodiversità, un principio costituzionale, che è stato messo in palio come se fosse qualcosa di personale per ottenere voti, questo potrebbe incidere pericolosamente sul futuro ruolo di garanzia dell’Ispra.
Di conseguenza, con un impegno così delicato questo istituto, che opera autonomamente e per il bene della biodiversità, finirebbe nel mirino dei cacciatori che oggi ne chiedono una revisione perché emani pareri solo a livello territoriale, finendo per rispondere direttamente alle Regioni. In questo modo la scienza dovrebbe sottomettersi alla politica.
Altro punto dolente che il Governo dovrebbe affrontare sono gli allevamenti intensivi.
Anche gli animali sono esseri viventi che hanno un’ anima, un cuore, una sensibilità e come tali andrebbero rispettati e tutelati, eppure il 98% degli animali sulla Terra sono allevati, spesso in condizioni terrificanti.
A gran voce molti cittadini e cittadine si battono per conquistare nuovi diritti, per salvaguardare l’ambiente e per esortare sui rischi della crisi climatica, dichiarando che il nostro rapporto con la natura è distorto e va ripensato dalle fondamenta, dal come viviamo le città al come consumiamo ogni giorno.
Al nuovo Governo aspettano enormi sfide: dalle conseguenze economiche della pandemia, della recessione, dell’iperinflazione, alla crisi climatica che rischia di essere accentuata anche dalle scelte che si prenderanno come risposta alla crisi energetica.
Ci auguriamo che il buon senso e la sensibilità verso gli animali della Presidente che dice di avere e dei suoi collaboratori rivedano il loro programmi attenenti alla tutela degli animali “di tutti gli animali” e ai loro diritti.
Mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di una discussione vera e aperta sul nostro Paese, che veda coinvolta tutta la società e ogni generazione e che guardi al futuro ad ampio raggio.