Di recente, dopo un tweet illuminante, un gruppo social triestino ha portato la questione alla ribalta: perché non si sognano mai i telefonini?
Qualche giorno fa un utente su Twitter ha fatto una semplice osservazione: per quanto io stia tutto il giorno davanti al telefonino, non ricordo di aver mai visto uno smartphone in sogno. A dimostrazione di quanto questa cosa sia condivisa, il tweet benché non proveniente da una seguitissima celebrity, ha avuto migliaia di like e condivisioni. Effettivamente, i sogni sono pieni di stranezze, ma anche di oggetti d’uso quotidiano e luoghi familiari: eppure, quante volte tu che leggi hai sognato uno smartphone? Ci dev’essere una spiegazione.
I sogni hanno affascinato l’uomo da che ha coscienza di sé: collegamento con un qualche al di là o premonizione del futuro, le spiegazioni più antiche. Quelle moderne, da Freud in poi, sono invece tutte “interne”: anche quando non mancano di ricorrere alla simbologia, affermano che ogni cosa o persona all’interno dei sogni rappresenta una parte o un aspetto della nostra psiche; e così per i freudiani un poliziotto o un prete, figure d’autorità, saranno la personificazione del nostro super-io, mentre gli oggetti sono la proiezione o la sublimazione di un desiderio o paura. Proprio dalle paure prende le mossa la teoria evoluzionista dei contenuti onirici: secondo questa spiegazione, all’interno dei sogni noi ricreiamo delle situazioni pericolose che però sono anche probabili. Viverle in un contesto protetto e “di fiction” come quello dei sogni, ci aiuta a familiarizzare con queste eventualità, a elaborare le emozioni forti che le accompagnano, e a essere più pronti quando poi si verificheranno.