SAP TRIESTE, CASO MERAN: “ANCORA PIU’ COLPEVOLE NON CAMBIARE UN SISTEMA SBAGLIATO”
Un’aggressione terminata nella peggiore delle maniere, quella degli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego e una (in)Giustizia italiana che mostra tutti i suoi limiti e le sue fragilità proprio nella sentenza del processo Meran.
Purtroppo era tutto terribilmente prevedibile, ma fino all’ultimo momento tutti hanno sperato che andasse in modo diverso, ma così non è stato: non è stato nemmeno eseguito quanto è stato deciso.
Oggi un pluriomicida acclarato, assolto dalle leggi italiane per le sue azioni, è detenuto in un carcere per condannati, perché lo Stato non è stato in grado dopo più di due mesi di trovare una collocazione idonea.
Sia chiaro, una sistemazione prevista per legge e indicata nella sentenza, adatta per le sue condizioni psichiatriche.
Una “Giustizia” questa, “compresa” e “percepita” praticamente da nessuno che mostra tutte le sue falle in questa tragica vicenda.
Una “Giustizia” che inevitabilmente va a scontrarsi anche con le esigenze della “Sicurezza”, tanto evocata dalla gente comune, che ha il diritto del quotidiano vivere sereno e pacifico.
Situazioni come queste, ma anche l’attuale “incertezza” della pena per chi commette dei reati, minano la credibilità della “Giustizia” italiana e rendono fragile anche un apparato Sicurezza, che appare sempre più con le “armi spuntate”.
E’ indubbio che c’è un’impreparazione nel sistema a gestire situazioni simili.
In questa vicenda tutti sono perdenti e malgrado siano passati dei mesi, non si danno ancora delle risposte alle vittime che hanno sacrificato con la vita il loro servizio allo Stato, ai loro familiari, ai “sopravvissuti” di quel triste giorno, ma anche a tutta quella gente che crede nei valori della Giustizia e della Sicurezza.
Una domanda sporge spontanea, considerati i tempi biblici di una “Giustizia” che appare anacronistica con la velocità della vita e le esigenze attuali, perché non si è accertato con anticipo la disponibilità di posti nelle “Rems”?
E’ evidente e non procrastinabile un cambiamento di questo “sistema” che così com’è, non accontenta nessuno.
Ancora più colpevole, dopo quanto accaduto, sarebbe non far nulla per cambiare quanto oggi è evidentemente lacunoso, sbagliato e non a passo con le esigenze dei tempi.
Lorenzo Tamaro – Segretario Provinciale SAP