Nei primi giorni di novembre del 1918 – con il passaggio di Trieste all’Italia – si provvide a far sparire tutte le immagini che potevano ricordare il passato asburgico. Si è miracolosamente salvato dalla distruzione il busto dell’Imperatore Ferdinando I che, tra “Giustizia e Gloria”, guarda la città dall’alto del “Ferdinandeo”. L’edificio che prende nome dal sovrano, venne a lui intitolato quale riconoscimento della cittadinanza allorquando Ferdinando I, durante la sua visita a Trieste nel 1844, donò tutta la zona del Farneto al Comune.
A costruire “l’edificio del piacere” – così veniva pomposamente soprannominato l’albergo “Ferdinandeo”- fu chiamato l’architetto Federico Hitzig coadiuvato, per la parte scultorea, dall’artista Francesco Cameroni. La lapide affissa sotto il gruppo marmoreo ricorda la donazione imperiale. Il Ferdinandeo è a due piani, con una pianta ad “U” e la facciata centrale è compresa tra due torrette. Sul bordo della terrazza c’è una balaustra ornata da un gruppo scultoreo dell’artista Cameroni costituito da due figure femminili, rappresentanti Giustizia e Gloria, reggenti una ghirlanda con al centro il busto di Ferdinando I, con l’iscrizione “Recta Tueri” il motto dell’imperatore e un’epigrafe latina che commemora il dono del Boschetto alla cittadinanza. L’immagine probabilmente sfuggì all'”epurazione” per ignoranza degli iconoclasti, che non la riconobbero, decretandone in tal modo la sua sopravvivenza.