Siamo passati tutti, a Trieste, almeno una volta nella vita sotto il bassorilievo dell’inquisizione. Ma pochi se ne sono accorti, forse perché pochi camminano con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Sopra il portone di via Timeus n. 4 (un tempo via delle acque n. 14) campeggia un bel bassorilievo, opera di Antonio Bianchi da Follina. Assai curioso ci appare il tema: l’inquisizione! Si notano infatti due condannati al rogo, evidentemente eretici, un carnefice intento ad accendere il fuoco della stipa e una serie di personaggi tra i quali giudici togati dell’Ordine dei Gesuiti. Non è noto il committente di questo lavoro ma corre voce che si trattasse di un massone proprietario della casa. L’intero edificio, in realtà, appare alquanto strano. Ornato con sei statue, tre delle quali denominate (Primavera, Inverno, San Rocco, forse anche San Sebastiano) e tre “innominate”. La prima a destra in basso è una figura femminile con un seno scoperto, su un lato diverso è raffigurata un’altra giovane in atteggiamento supplicante. Forse sono due martiri, ma non è dato a sapere con certezza. Nelle sue migliori tradizioni, questa casa conserva ancora un’atmosfera di velato mistero.