Come riporta uno studio condotto da Adnkronos, pur migliorando i tempi, moltissimi comuni continuano a non rispettare i termini di pagamento delle fatture. Il problema è di media 4 volte superiore al Sud rispetto al Nord. Se parliamo di capoluoghi di regione, invece, 8 su 20 non rispettano il tetto massimo di 30 giorni. A sforare sono: L’Aquila, Potenza, Catanzaro, Napoli, Roma, Campobasso, Palermo e Perugia. Nel 2020 le città che avevano sforato i termini erano 11, mentre nel 2019 addirittura 12. Ricordiamo che il dlgs n. 231/2002 prevede che i debiti commerciali debbano essere saldati entro 30 giorni dalla data di ricevimento della fattura o richiesta di pagamento. In casi particolari, possono essere siglati specifici accordi che estendono questo limite fino a 60 giorni.
Sebbene globalmente il numero di enti ‘in fallo’ sia rimasto invariato, complessivamente la maggior parte delle città ha migliorato il proprio indice di tempestività dei pagamenti rispetto all’anno precedente. Mediamente i tempi si sono accorciati di circa otto giorni. Il balzo in avanti più deciso è stato quello compiuto da Torino, che ha chiuso l’anno scorso con una diminuzione di quasi due mesi, arrivando a pagare mediamente a 17 giorni contro i 76 dell’anno precedente.
Anche Napoli, il comune capoluogo con la situazione in assoluto più critica da questo punto di vista, ha fatto uno sforzo di contrarre i tempi, rosicchiando quasi 22 giorni, ma ha conseguito comunque un risultato drasticamente lontano da quello previsto dalla normativa di settore.
Tra le città riconducibili al Mezzogiorno, le uniche due che hanno pagato lo scorso anno le proprie fatture mediamente prima della scadenza sono stati Bari (-12,8 giorni) e Cagliari (-8,96). Questi due capoluoghi di regione sono ormai habitué del gruppo delle amministrazioni virtuose in questo senso e confermano i risultati positivi già ottenuti gli anni precedenti.
Al di là della già citata Napoli, saltano all’occhio i più 42 giorni per Catanzaro, che paga a quasi 73 giorni dalla ricezione della fattura peggiorando la propria prestazione rispetto all’anno precedente in cui il ritardo era stato mediamente di 37 giorni. Male anche Potenza, che ha pagato le proprie fatture mediamente con 38 giorni di ritardo rispetto al limite massimo di un mese, e Palermo, che ha fatto registrare ritardi per circa 27 giorni, in miglioramento rispetto all’anno precedente in cui i giorni extra, rispetto a quanto consentito, erano stati 32.
A Campobasso il ritardo medio è stato di 24 giorni (54 giorni dalla ricezione della fattura), con un netto miglioramento rispetto al 2021 in cui i giorni extra erano stati 61. Complessivamente, complice il trascinamento al ribasso del risultato partenopeo, la media dei tempi di pagamento dei capoluoghi di regione del Mezzogiorno è stata oltre il doppio rispetto a quella delle città del Centro e di ben quattro volte superiore a quella delle città del Nord: 70 giorni di attesa per i creditori dei Comuni del Sud Italia, dal momento dell’invio della fattura, contro i 16 del Nord e i 27 del Centro.
Non ci sono sorprese sul podio delle città con gli indici di tempestività di pagamento migliori. La più virtuosa in assoluto resta Trento, che ha pagato nel 2021 mediamente con 21 giorni di anticipo, così come nel biennio precedente. Bene anche Bologna (-19,51 giorni), Venezia (-17,79), Genova (-14,43), Torino (-12,9), Trieste (-11,99), Milano (-10,22) e Aosta (-3,21).