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Gioco della Morra – Torna la vecchia tradizione nelle osterie

Il Friuli Venezia Giulia vorrebbe riabilitare questo passatempo, con una mozione presentata un anno fa da Leonardo Barberio (Fratelli d’Italia), condivisa da Lega e Progetto Fvg e approvata a maggioranza dal consiglio regionale con 24 voti a favore, che impegna la Giunta Fedriga «ad attivarsi presso le sedi opportune affinché il gioco della morra sia cancellato dall’elenco dei giochi vietati»

gioco della Morra in osteria

La morra oggi non ha più le connotazioni di pericolosità sociale che aveva e che la aveva portata ad essere inserita fra i giochi proibiti. Altri territori, come la Provincia di Trento e le Regioni Sardegna e Liguria hanno già stabilito la reintroduzione nei locali pubblici. Il M5S con Andrea Ussai aveva duramente contestato l’atteggiamento della giunta sul gioco d’azzardo, ricordando che Barberio stesso aveva fatto votare «un emendamento alla norma che rese possibili ulteriori proroghe al distanziamento delle sale giochi dai luoghi sensibili». C’è però la contraddizione dei giochi d’azzardo consentiti e quelli proibiti, quelli pericolosi e quelli incentivati dallo stesso Stato: il gratta e vinci per esempio, poi abbiamo le sale slot, i bingo e via dicendo.


La storia del gioco della morra

Le prime notizie che si hanno del gioco della morra risalgono all’antico Egitto: in una tomba di un alto dignitario di corte della XXV dinastia, si vede chiaramente il defunto intento a stendere il braccio con un numero, contrapposto ad un altro giocatore.
Proseguendo nei secoli, in una pittura vascolare greca, appare chiaro il gioco tra Elena e Paride, con le mani protese nell’atto del gioco della morra. Tuttavia, è in epoca romana che si hanno le più chiare manifestazioni anche scritte: Cicerone, in un suo scritto, ci dice che “dignus est quicum in tenebris mices”, ossia “è persona degna quella con cui puoi giocare alla morra al buio”. In latino la morra era indicata come “micatio”, dal verbo “micare”, che per esteso era “micare digites”, ossia protendere le dita nel gioco.
In epoche successive sono diverse le testimonianze, anche figurative, del gioco della morra: numerosi pittori hanno raffigurato giocatori di morra durante le fasi del gioco. La morra era anche uno dei pochi svaghi che i soldati italiani avevano durante le notti fredde nelle trincee durante la Grande Guerra.
Nel 2010 e nel 2014, A. Zizi, professore presso la scuola superiore IT Giua di Cagliari, ha creato, assieme ai suoi studenti, una versione digitale della versione sarda del gioco.

Le regole del gioco della morra

Il gioco consiste nell’indovinare la somma dei numeri che vengono mostrati con le dita dai giocatori. Simultaneamente i due giocatori tendono il braccio mostrando il pugno oppure stendendo un numero di dita a scelta, mentre gridano (quasi a voler intimorire l’avversario) un numero da due a dieci (il “pugno” equivale all’uno e il dieci è anche chiamato proprio “morra”) generalmente in lingua locale, a volte storpiati con espressioni molto colorite che variano di paese in paese; spesso il nome del numero è modificato per renderlo monosillabico. Il giocatore che indovina la somma conquista il punto e, nel caso di gioco a squadre, mantiene la mano e dovrà combattere con l’altro giocatore della squadra concorrente e così via. Se entrambi i giocatori indovinano la somma il gioco continua e nessuno guadagna il punto. Il gioco finisce quando si raggiunge il punteggio deciso a priori.
Si può giocare uno contro uno (la forma base del gioco) oppure due contro due, ovvero quattro giocatori divisi a squadre dove le squadre sono poste specularmente. La competizione a squadre è quella più diffusa ed anche quella in cui il fattore fortuna viene messo da parte per far posto ad abilità e strategie.


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