di Maria Luisa Runti
Lunghi, calorosissimi applausi hanno coronato il successo del prezioso evento. Il 12 luglio u.s. la Fondazione “Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste” ha presentato in prima assoluta italiana: “Sinestesia d’autore: il cinema di Erich von Stroheim incontra la musica di Marco Taralli” che ha visto la proiezione di “FOLIES DE FEMMES”(Femmine Folli – 1922) di Erich von Stroheim con musiche originali, composte per l’occasione, da Marco Taralli.
Grazie a un raffinato lavoro di restauro della pellicola, curata dalla Cineteca di Bologna, il capolavoro di Stroheim è da pochi anni disponibile in una versione rimasterizzata e, nel 2008, è stato scelto per essere conservato presso il National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Un’ opera d’arte assoluta che affascina, coinvolge ed emoziona lo spettatore. Il realismo e le continue metafore visive sono fuse in un linguaggio forte e penetrante esplicitando il senso della storia e lo stato d’animo dei personaggi. La percezione visiva e l’interpretazione straordinaria degli attori non avrebbero bisogno di parole.
Stroheim si impose come una delle firme tra le più significative e più originali dell’epoca, decisamente all’avanguardia sia come stile di sceneggiatura che come trucco, costumi ed ambientazione. Ha raffigurato con audacia crudele ed innato senso della rappresentazione introspettiva ogni sorta di passione umana, dalla più ingenua alla più squallida, senza scrupoli ed indulgenze su alcun personaggio: non vi sono figure positive e, spesso, le vittime non sono migliori degli aguzzini.
Mi sembra un po’ riduttivo definire “colonna sonora” il certosino, superbo lavoro del Compositore Marco Taralli, Aquilano di nascita e con una importante carriera internazionale alle spalle. La sua composizione ed orchestrazione hanno scavato nel profondo ogni personaggio, ogni scena, ogni ambientazione in un continuo, crescente fraseggio musicale che, con le note, ha dato vera voce agli interpreti. La musica è diventata non solo commento verbale ma ha anche sottolineato e rinvigorito alcuni ambientamenti (vedasi ad esempio la scena in esterni del casinò, la discesa dalla scaletta della nave o quella dell’alzabandiera) dove non vi sarebbe stata parola alcuna. Già l’introduzione, a sipario chiuso, è riuscita a creare un’atmosfera magica di suspance cui la direzione di Federico Longo, alla guida dell’Orchestra della Fondazione lirica triestina, ha impresso superbo colore e ritmo. Imponente il crescendo armonico di archi e percussioni con ritmati scanditi come nella scena della casa nel bosco. Orchestrazione più “moderna” per le scene al Casinò, con movimento crescente, ironico e quasi scherzoso a sottolineare l’ambientazione mondana, il gioco nel gioco di Pirandelliana memoria. Ottima la voce delle trombe nella scena dell’incendio. Un tema di turbinio di vento ad acuire la drammaticità della situazione in un lirico crescendo sostenuto anche dai piatti. Netta la sensazione dello sbattere di finestre, di macerie che cadono, di drammatiche fughe per scampare al rogo pur dominato dai pompieri. Taralli ha magnificamente colto ogni minimo dettaglio creando un discorso sinergico fra immagine e partitura come raramente avviene, soprattutto al giorno d’oggi. Fantastica la scena nella capanna nel bosco fra il tentativo di seduzione da parte del protagonista (lo stesso von Stroheim) nei confronti della giovane principessa e l’attorialità della “strega-megera” proprietaria della bicocca. Musica che diviene parola, commento introspettivo mirato, che “traduce” mimica e gestualità attoriali in sonorità che scandiscono l’azione e la commentano. Stupenda la scena del temporale con un “volo” in crescendo degli archi mentre la scrittura musicale si fa più ardita, quasi contemporanea, a testimoniare che nelle vicende umane può cambiare la forma ma non la sostanza. Composizione ed orchestrazione di raffinato livello, cui Federico Longo, anche nella parte conclusiva, dopo la fine del film, ha saputo dare un taglio magistrale molto ben coadiuvato dall’Orchestra del Verdi.
Ci si augura che tale superbo connubio musica-film non solo possa venir replicato dal vivo ma anche registrato in modo che questa “nuova creatura” possa raggiungere un vasto pubblico nei vari Festival cinematografici.
MARIA LUISA RUNTI
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