Com’è andato il primo giorno di riapertura delle librerie? Oggi le librerie ripartono, grazie al DPCM del 10 aprile. Non sarà così in tutta Italia perché in alcune regioni i governatori hanno disposto diversamente. In queste ore libraie e librai stanno lavorando con determinazione per consentire accessi sicuri e garantiti, nel pieno rispetto delle normative igienico sanitarie richieste dalla legislazione nazionale e locale. Un lavoro che è un grande impegno sociale. A quanti invece hanno deciso di non aprire in quanto timorosi di perdere gli strumenti di aiuto pubblico, si vuole ricordare che i contributi sono stati confermati anche per le attività aperte e Confcommercio sta lavorando per aumentarli chiedendo l’istituzione di un Fondo ad hoc per le imprese librarie.
“Sì da oggi siamo regolarmente aperti. Abbiamo solamente cambiato gli orari. Ora facciamo il continuato dalle 10 alle 19 escluso i festivi”. Lo dicono con un sorriso alla libreria Ubik di Piazza della Borsa a Trieste. “In negozio siamo ben attrezzati con gel, mascherine e guanti, ma nel frattempo continuiamo anche con le consegne fuori”. La gente oggi? “Contenta, molti curiosi, per le novità, con tanta voglia di toccare e controllare i libri forse stanca di essere stata tanto tempo davanti agli schermi televisivi. Ma anche con le idee chiare su cosa acquistare: volevano i libri che non erano riusciti a leggere”. Ma non tutti i librai di Trieste sono d’accordo con il nuovo Dpcm del Governo Conte.
Nei giorni scorsi 250 librerie indipendenti hanno scritto una lettera al presidente Conte, spiegando perché non approfitteranno dell’alleggerimento delle misure anticontagio. Una di queste, almeno oggi, è Minerva in pieno centro, che ha mantenuto la “modalità lockdown”. Quando si chiama al negozio una voce gentile ma registrata annuncia che il “negozio e chiuso e che le consegne proseguono a domicilio”. Modalità on line che sta andando piuttosto bene. A tutto ciò si aggiunga anche il problema dell’impossibilità da parte degli acquirenti di allontanarsi da casa oltre i 200 metri. E si sa che in genere i negozi di libri si trovano a Trieste tutti o quasi in centro città, per cui il rispetto della distanza è un problema. Per i proprietari infine il problema è anche un altro: aprire significherebbe alzare decisamente i costi di gestione con pochi clienti e poi anche rinunciare alla cassa integrazione per i dipendenti potrebbe essere un grosso sacrificio. Ma con maggio tutto potrebbe cambiare.