La visita dei Presidenti Pahor e Mattarella ai due monumenti simbolo di italiani e sloveni potrebbe rimanere nella storia di queste terre
Come noto il prossimo 13 luglio a Trieste, in occasione della restituzione del Narodni dom alla comunità slovena, saranno presenti i presidenti della Repubblica italiana, Sergio Mattarella e di quella slovena, Borut Pahor.
Potrebbe essere un ulteriore ed importante passo verso la pacificazione, il prossimo 13 luglio a Trieste, l’incontro tra il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella ed il Presidente della Repubblica slovena Borut Pahor. In una giornata in cui l’Italia restituirà alla Comunità slovena il Nardoni dom, Pahor, ovviamente insieme a Mattarella, dovrebbe far visita anche alla Foiba di Basovizza, se il presidente italiano acconsentirà ad onorare il Monumento degli “Eroi di Basovizza”. Potrebbero essere dei gesti importanti verso la riappacificazione per quanto accaduto in passato. Abbiamo chiesto ai presidenti dell’Unione Italiana, della SKGZ e dell’SSO, rispettivamente Maurizio Tremul, Ksenija Dobrila e Walter Bandelj, un’opinione su queste possibili visite, ai due monumenti di Basovizza, da parte dei due presidenti.
Queste le parole di Maurizio Tremul: “dipende dal punto di vista con cui noi vogliamo affrontare la questione. Per la popolazione slovena, per una sua parte, la presenza del presidente Pahor alla Foiba di Basovizza rappresenta la stessa problematicità che per un’altra parte della popolazione italiana può rappresentare la partecipazione del presidente Mattarella al Monumento che ricorda i 4 fucilati di Basovizza. Io credo sia giusto che i due capi di Stato proseguano un percorso di riconciliazione, che vada a riconoscere, alla fin fine, i torti che ogni popolo ha fatto all’altro ed i torti che ha subito; che ci sia un gesto di pacificazione, di perdono, di ammonimento anche, per far presente alle nuove generazioni che queste cose non devono più ripetersi. Ma anche della volontà di costruire insieme un futuro comune. Inginocchiarsi con pietà e rispetto alle vittime di una o dell’altra ideologia nazionalista e totalitaria penso sia un gesto di grande rispetto”.
La pensa in modo simile anche Walter Bandelj: “mi sembra corretta l’dea che i due presidenti si inchinino davanti alla Foiba e si inchinino anche al Monumento ai quattro fucilati. Io sono per questa riappacificazione e per l’apertura mentale. La storia deve essere certamente vista, riguardata ed ascoltata, ma poi deve essere in qualche modo ‘colto un frutto’ di collaborazione e di pacificazione”.
Ksenija Dobrila critica invece la recente iniziativa del Comune di Trieste, che ha istituito il 12 giugno come “giornata della celebrazione per la fine dell’occupazione titina”: “imporre una ricorrenza come quella del 12 giugno… Noi come comunità e come SKGZ non la interpretiamo come un gesto di pacificazione, di concordia, di dialogo. È piuttosto una ricorrenza che guarda al passato e non al futuro”.