di Maria Luisa Runti
Trionfale accoglienza e Teatro gremito hanno accolto Mario Brunello ed Andrea Lucchesini che hanno inaugurato la stagione Musica al Teatro Comunale di Monfalcone il 27 ottobre scorso. Il raffinato programma ha visto l’interpretazione di due magnifiche sonate per violoncello e pianoforte (l’op. 36 di Edvard Grieg e l’op. 40 di Dmitrij Šostakovič) e due pagine solistiche che, pur essendo state composte in secoli diversi, si ispirano al tema della “Follia” (danza dei secoli XVI e XVII, di origine portoghese, la cui melodia ed assunto ispirarono molti compositori fra cui Corelli, J.S. Bach, Liszt e Rachmaninov): le 12 Variazioni per clavicembalo (12 Variationen über die Folie d’Espagne) di Carl Philipp Emanuel Bach e “La Follia” di Giovanni Sollima per violoncello solo (pezzo composto nel 2007 per il Concorso Internazionale “Antonio Janigro” del 2008, che prevede la scordatura).
Antecedentemente al concerto Filippo Juvarra, direttore artistico della stagione musicale, nell’ambito di “Dietro le quinte” ha brillantemente presentato i brani in programma al pubblico che affollava il bar del Teatro e che lo ha calorosamente applaudito.
andrea-lucchesini In apertura le 12 Variationen über die Folie d’Espagne Wq 118/9 (H 263) di Carl Philipp Emanuel Bach, secondogenito dei venti figli di Johann Sebastian. Andrea Lucchesini ha esaltato con grande virtuosismo espressivo ed armonia di colori la partitura Bachiana, spaziando fra registri arditi ed altri quasi sognanti e riflessivi con eccellente agilità di tocco, riflettendo e personalizzando magistralmente lo stile dell’autore. A seguire la Sonata in la minore op. 36 di Edvard Grieg (1883) da lui dedicata al fratello John. Grieg diede un apporto significativo al processo di allargamento del sistema tonale: la sua scrittura armonica, sciolta e per lo più con tendenza paratattica, sviluppa elementi propri della musica tradizionale norvegese, ma nel contempo converge in modo sorprendente verso l’esperienza condotta da autori contemporanei quali Antonín Dvořák, Anton Bruckner o Georges Bizet.
Un linguaggio interiore di grande peculiarità stilistica e profonda sensibilità cui Mario Brunello ed Andrea Lucchesini hanno dato voce magicamente. Armonia nostalgica e splendidi crescendo si alternano quasi all’unisono. I due strumenti dialogano tra loro con cromie magistrali e vigore ritmico, soavi accordi che evocano ricordi lontani ed allegri marcati. Raro ascoltare due interpreti che uniscono i loro cuori e menti in una sola anima espressiva.
mario-brunello La seconda parte del concerto si è aperta con l’assolo di Brunello ne “La Follia” di Sollima. Compositore fuori dal comune, egli stesso vero virtuoso del violoncello di fama internazionale, ha collaborato con i maggiori nomi della musica, della danza e del cinema. La sua musica può definirsi postminimalista, in quanto, pur essendo influenzata dal minimalismo e dalle sue strutture tipiche non vi appartiene appieno. Vi appaiono infatti elementi tratti dal rock, dal jazz e da tutta la musica di area mediterranea. Da ricordare, in particolare, due eventi peculiari. Nel 2012, insieme al compositore-violoncellista Enrico Melozzi, ha dato vita al progetto dei 100 violoncelli, nato all’interno del Teatro Valle occupato, con lo scopo di dimostrare che si possono abbattere anche barriere di carattere pratico, grazie alla bellezza. Ha composto la Suite per violoncello e orchestra “Terra di Variazioni”, da cui è stato tratto l’inno di Expo 2015. Yoyo Ma, per il quale ha scritto e con cui ha suonato ha detto di Sollima, in un’intervista: “”He makes me look like a pussycat!”
Mario Brunello ha reso “La follia” un gioiellino prezioso, cogliendo appieno tutte le sfumature dell’arduo linguaggio sperimentale del compositore. Ritmi impetuosi, pizzicati, fughe “graffianti” e fraseggi introspettivi si alternano magicamente lasciando lo spettatore senza fiato in un canto di piccoli “episodi” assolutamente perfetto.
I due Artisti hanno chiuso il concerto con la Sonata in re minore op. 40 di Šostakovič il cui linguaggio musicale si rifà alla tradizione ed alla cultura russa, mischiandole in una propria e originalissima visione di forma e contenuto. Dopo un primo periodo di avanguardia (con l’influsso da Bartok a Berg), Šostakovič si riallacciò alla musica romantica, ispirandosi a Mahler ed a Musorgskij. Delle sue cinque sonate una sola comprende il violoncello oltre al pianoforte. Brunello e Lucchesini ne hanno fatto una lettura appassionata fra suoni tondi e cupi e perfette armonie cromatiche. Fantastici i pizzicati ripresi dal piano, quasi riflessioni all’unisono in fraseggi di lirismo e malinconia come pure l’attacco del “largo”, nel terzo tempo, dove risuonano con energia fraseggi particolari che ricordano rintocchi di campane e squilli argentini a guisa di racconto delle stagioni della vita. Cello e piano dialogano in un continuo crescendo fra i pizzicati del primo e la veemenza del secondo riprendendo i temi alla perfezione.
Prolungate, calorosissime ovazioni e numerose chiamate al proscenio hanno coronato il successo della serata che ha visto anche l’esecuzione di due bis (Marin Marais: La Follia e la Corale di Bach).
MARIA LUISA RUNTI
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