È partito tutto da Bari, dove uno spedizioniere ha lamentato i vantaggi di Trieste per quanto riguarda l’esenzione del pagamento delle tasse automobilistiche relativamente ai traghetti dalla Turchia.
Al traino si è scagliato anche Michele Gallo, presidente di Assoagenti Marittimi del Veneto, dichiarando che questi vantaggi “risalgono al trattato di Pace firmato a Parigi nel 1947, che sancì che questa città doveva rimanere territorio libero quindi zona franca per interscambio merci”; Paolo Salvaro di Confetra Nordest ha invece nominato nebulose “ragioni che 30 anni fa hanno agevolato questo regime”, dimostrando di non saperne nulla o quasi.
Ma aggiunge anche che si tratta di norme “anacronistiche”, una definizione sulla cui assurdità soffermarsi a riflettere.
Bari (che non vanta i fondali e la posizione vantaggiosa di Trieste) ha un’area metropolitana con numero di abitanti sostanzialmente invariato. L’area metropolitana di Venezia (che non vanta i fondali e la posizione vantaggiosa di Trieste) dal 1970 è cresciuta del 5.5%. Nello stesso periodo Trieste è calata di un incredibile -29,7%.
Quelli che oggi si lamentano, quindi, si lamentano di una città che ha perso un terzo degli abitanti per mancanza di lavoro, a sua volta strettamente collegata proprio alla mancata applicazione della legge internazionale sul nostro Free Port. Pur avendo sugli altri un forte vantaggio in termini di fondali e di posizione geografica.
Oltre al danno, la beffa.
Nel mentre, in città, Russo sembra non aver capito nemmeno l’ABC di questo tema, ma tenta comunque di utilizzarlo per azioni di marketing. Dipiazza spera di poter continuare ad ignorarlo, come se da esso non dipenda la prosperità dei nostri concittadini in futuro. Gli unici ad aver denunciato quest’azione (ulteriormente) repressiva contro Trieste sono stati, per fortuna, i lavoratori portuali.
In uno scenario politico così desolante, quindi, diventa sempre più necessario per noi di Podemo illustrare la situazione nel modo più chiaro possibile.
Ad oggi non viene applicato nemmeno il 10% dei vantaggi che sono garantiti, per diritto, al Porto di Trieste. Non c’è traccia, infatti, di operazioni di elaborazione merci, attività manifatturiere o aziende innovative in regime di Free Zone, e l’autorità portuale non è affatto autonoma, come invece previsto dalle leggi.
Questi vantaggi per Trieste sono stati imposti dalla comunità internazionale al governo italiano, che ha il dovere – e non l’opzione! – di applicarli.
Le opinioni di altri porti o di altri centri d’interesse è, a riguardo, completamente irrilevante, e va rispedita immediatamente al mittente.
Se la priorità della politica locale fosse l’interesse di Trieste, queste semplici verità sarebbero parte della coscienza condivisa di tutti.
Così purtroppo non è: si tratta dell’ennesimo argomento fondamentale per lo sviluppo triestino che Podemo è l’unica forza politica ad affrontare.
Fonte: Shipping Italy – I veneziani all’assalto delle esenzioni fiscali per il porto di Trieste nel traffico ro-ro turco (17 Febbraio 2021)