In seguito alle ultime infezioni presso le case di riposo, viene da chiedersi come mai la nostra regione, dove la percentuali delle assistenti sanitarie e badanti dell’Est è la più numerosa, non abbia preso speciali provvedimenti per evitare il contagio. In ogni regione ci sono regole diverse. Il Veneto per primo ha introdotto il doppio tampone. La stessa cosa hanno fatto l’Emilia Romagna, il Piemonte e il Lazio. Nelle restanti regna il caos. Ma il Friuli Venezia Giulia si trova proprio sulla fascia confinaria, dove il transito delle badanti che arrivano dai Balcani è fisiologico da sempre.
Non solo case di riposo. C’è un’emergenza Covid-19 legata agli anziani silente e sepolta. Parliamo di coloro, autosufficienti e non, affidati alle cure di una badante. Gran parte di queste — il 70% — sono straniere. Su 850 mila lavoratrici (parliamo in larghissima parte di donne) 350 mila vengono dai Paesi dell’Est dove la diffusione del contagio ha preso piede negli ultimi mesi. Molte di queste lavoratrici sono tornate nei loro Paesi durante l’estate e ora stanno rientrando. Il problema è che la loro residenza spesso è proprio nel domicilio dell’assistito. E così si arriva al paradosso. Con le badanti che fanno a quarantena a casa dell’anziano e l’anziano che nell’attesa si trasferisce in albergo. «E’ proprio quello che ci ha segnalato oggi un nostro associato di Napoli — spiegano in Assindatcolf, associazione che rappresenta le famiglie datrici di lavoro —. In questo caso una badante è tornata dall’Ucraina ed è stata messa in isolamento fiduciario a casa dell’assistito. La residenza, però, aveva un unico bagno e così il proprietario dell’alloggio è uscito di casa per lasciare spazio alla badante». Ne vedremo delle belle.