Un medico del 118 di Trieste è indagato per 4 omicidi volontari e almeno 8 casi di falso nei referti: il Tribunale di Trieste, accogliendo una richiesta della Procura, lo ha sospeso per il reato di falso in atto pubblico commesso nell’attestazione di attività rianimatorie, che invece non erano mai state eseguite, e, al contrario, per la mancata indicazione, nelle relative schede di intervento, di somministrazioni farmacologiche effettuate.
Le indagini sono state avviate dopo una segnalazione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste per la morte di un’anziana soccorsa dal 118, e si sono protratte per mesi con acquisizione di documentazione, audizione di operatori sanitari in servizio al 118 e con autopsie. Dall’inchiesta sono emersi altri quattro casi di persone morte in circostanze sospette. Secondo la Procura, in una struttura sanitaria e durante interventi a domicilio, «l’indagato avrebbe somministrato farmaci sedativi – quali propofol, diazepam e midazolam – a pazienti malati e in età avanzata, che ne avrebbero causato la morte».
Da parte sua la Azienda sanitaria ha precisato in una nota che «il professionista è stato immediatamente allontanato, dal momento in cui sono state avviate le indagini, e assegnato ad altre attività. Al momento è sospeso dal servizio».
La Procura ha reso noto che l’indagato, «messo a conoscenza delle contestazioni elevategli, ha inteso rendere interrogatorio solo in relazione al primo caso di decesso, oggetto della originaria segnalazione, motivando la somministrazione del farmaco propofol con la volontà di effettuare una sedazione palliativa terminale, la quale tuttavia non è stata ravvisata dal Giudice per le Indagini Preliminari».
Allo stato, l’ordinanza del Gip ha «ritenuto sussistente la gravità indiziaria in relazione a quattro casi di omicidio e ad otto episodi di falso; le indagini sono tuttora in corso in relazione agli ulteriori episodi emersi», conclude la nota.