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Le magiche alchimie di Edward Clug in 2 balletti al Ljubljana Festival

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Di Maria Luisa Runti – Serata fantastica il 31 agosto u.s. al Teatro Krizanke di Ljubljana con due superbe performances di danza ideate dal coreografo Edward Clug: “Requiem per due sedie” ispirato dalle musiche del “Requiem K 626” di Wolfgang Amadeus Mozart e “Stabat Mater” da quelle dello “Stabat Mater “di Giovan Battista Pergolesi. Due balletti ben diversi fra loro per contenuti espressivi e spirituali ma che hanno magnificamente reso la coerenza creativa di Clug. Pluripremiato, noto in tutto il mondo, Edward Clug nel suo percorso fa spesso trapelare la sua conoscenza profonda del Butoh giapponese e della grande Scuola di Nijnsky con una delicatezza di sfumature che lo rendono unico.

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In apertura “Requiem per due sedie”. Un ring cordonato da fasce bianche, due sedie contrapposte. Il pugile solo con la sua stasi metafisica e quasi nevrotica lotta con se stesso mettendo a nudo l’anima, si sdoppia e si cerca in una simbologia gestuale che mira quasi a liberare lo spirito dal corpo per sfuggire ad una lotta in apparenza senza speranza. Sono proprio le note mozartiane a suggerire questo tormento interiore, questa ricerca di catarsi. Una partitura sublime che Clug ha voluto per sottolineare voci di dolore e di sofferenza che accompagnano le nostre vite e che, nel ring quasi prigione, vengono esasperate dal protagonista.
Superba ed intensa l’interpretazione di Christian Guerematchi che ha toccato magistralmente molteplici sfumature introspettive con assoluta padronanza gestuale. Dalle riflessioni in costume da boxer, quasi accasciato sulla sedia, agli straordinari momenti del “risveglio” in cui indossa un mantello rosso, quasi una sciabolata di sangue o di desiderio d’amore. Ma l’attimo è fuggente, ritornano i neri boxer da lotta, una gestualità potente e frenetica nei momenti degli scontri con se stesso sottolineati da forte ritmo ed un triste abbandono fra un match e l’altro. Un fisico agilissimo che si snoda armonicamente fra realtà ed aspirazione onirica, fra desiderio esistenziale e quello di rinuncia. Lo scocco finale del gong segna un match senza vincitori né vinti ma lascia intravedere un barlume di speranza quando l’interprete, ormai interiormente esausto, beve un sorso d’acqua. Pur sempre nella lotta, la vita continua. Scarne, eleganti ed essenziali scene e costumi dello stesso Clug, impreziosite dalle equilibrate ed efficaci luci di Tomaž Premzl.
I brani del “Requiem K 626” di Wolfgang Amadeus Mozart sono stati tratti da una registrazione dei Wiener Philarmoniker diretti da Herbert von Karajan.

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A seguire lo “Stabat Mater“ con il Corpo di ballo del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor che la genialità di Clug ha reso un piccolo capolavoro di perfezione coreografica ed interpretativa rigorosa e poetica ad un tempo. La stupenda musica di Pergolesi (Registrazione dell’ Orchestra barocca dell’Accademia di musica di Ljubljana diretta da Egon Mihajlović) contrapposta ad una rappresentazione contemporanea, elegantissima ma anche, nella sua raffinatezza cromatica e di movenze, atemporale. Amore e rapporto tra Madre e Figlio, vita, morte, crocifissione e resurrezione. Ognuno di questi grandi temi è stato trattato con grande forza ed armonia espressiva, a volte quasi pittorica nella statica di alcuni momenti che, in tal modo, hanno acquisito maggiore possanza. Un incalzare di scene dove i danzatori hanno magnificamente reso momenti di lirismo e delicatezza ad altri dove sembrava di vedere dei blocchi unici e perfettamente sincroni di corpi che, all’unisono, narravano l’azione con grande potenza espressiva e gestuale. I lunghi parallelepipedi bianchi che costituivano la geniale scenografia di Jordi Roig, a cui si devono anche i bellissimi, essenziali costumi bianchi e neri, hanno dato modo ai danzatori di spostarli, ruotarli, innalzarli creando delle magiche ed inattese atmosfere. Una vena “ironica” nella ritmata e scandita camminata in passerella, a smitizzare il tema di vita e morte; una struggente, delicatissima poesia nella raffigurazione della maternità creata con lirismo geniale da Clug. Magnifica e lineare la scena della crocifissione. Purezza e semplicità, una riflessione sul nostro essere uomini oggi come allora, in una lettura contemporanea di fortissimo impatto emotivo che Clug ha sottolineato con la sua magica alchimia. Eccellente la prova del corpo di ballo di Maribor: Catarina de Meneses, Tijuana Križman Hudernik, Jelena Lečić, Evgenija Koškina, Branka Popovici, Ines Uroševič, Asami Nakashima, Blaga Stojčeva, Mirjana Šrot, Ana Germ, Sergiu Moga, Matjaž Marin, Gaj Žmavc, Sytze Jan Luske, Tiberiu Marta, Yuya Omaki, Cristian Popovici, Mircea Golescu, Stefan Banica, Alexandru Pilca e Jure Masten. Molto belle e suggestive le luci di Tomaž Premzl.
Lunghi, calorosissimi applausi hanno coronato il successo della preziosa serata.

MARIA LUISA RUNTI
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