Prevedere anche in Friuli Venezia Giulia, come avviene in Piemonte, un “pronto soccorso per l’autismo” al fine di segnalare le problematiche, soprattutto relative ai maggiorenni, che le famiglie non sanno gestire o sono costrette ad affrontare da sole. La proposta arriva dal consigliere regionale di Autonomia Responsabile, Giuseppe Sibau, il quale spiega: “Nei momenti di crisi acuta è necessario per i genitori un punto di riferimento.
Dobbiamo seguire, anche in regione, l’esempio di Torino che garantisce un servizio di accoglienza rivolto a coloro i quali soffrono di disturbi dello spettro autistico tutto il giorno, per l’intera settimana. Invito l’assessore competente Telesca a considerare questa possibilità per essere all’avanguardia e sostenere attivamente chi ne ha bisogno.
La riforma sanitaria, infatti, oltre ai tagli dovrebbe porre al primo posto le necessità dei pazienti, soprattutto quelli più svantaggiati. Ecco perché bisogna creare un’équipe con le principali figure professionali: lo psicologo, il neuropsichiatra, lo psichiatra, lo psicoterapeuta, l’educatore, il logopedista, il sessuologo esperto in autismo, il pediatra, il counselor, l’assistente sociale, l’avvocato, l’esperto in Legge 104, un genitore, la persona con autismo, il consulente psicoeducativo nonché il pedagogista.
Le famiglie coinvolte – prosegue Sibau – non hanno bisogno di promesse o rassicurazioni, ma di risposte concrete ai propri quesiti. La politica locale deve cercare di fornire il proprio apporto per costituire una rete nazionale di professionisti e familiari che, prima virtualmente e poi di persona, possa contribuire a colmare le lacune attualmente esistenti.
Forse non tutti sanno che la persona autistica ha bisogno di essere educata a fare qualsiasi cosa, a capire quali sono le regole sociali e come rapportarsi agli altri e che al momento solo l’associazionismo riesce ad accompagnare le madri e i padri, dopo la diagnosi, attraverso un percorso altrimenti molto difficile se non impossibile. E’ giunta l’ora che le istituzioni diano il proprio contributo fattivo, non solo economico una tantum, partendo dalle scuole, fino alla formazione del personale qualificato e a soluzioni per il “dopo di noi” che preoccupa molto le famiglie”, conclude Sibau.