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Storia – Lo stato serbo, gli insegnamenti di “Nacertanije” di Garasanin

Ilija Garašanin (nato il 16 gennaio *28 gennaio del Nuovo calendario*, 1812, Garaši, Serbia—morto il 16 giugno *28 giugno*, 1874, Belgrado) è stato uno statista e amministratore della Serbia che fu due volte primo ministro.

Ilija Garasanin

Figlio di un importante mercante, Garašanin divenne funzionario doganale nel 1834 e si arruolò nell’esercito nel 1837, dove prestò servizio come colonnello e comandante. Cambiando schieramento nella rivalità tra le due famiglie dinastiche, gli Obrenović e i Karadjordjević , andò in esilio quando il principeMiloš Obrenović abdicò (1839), ma poi aiutò a deporre il principeMichael Obrenović ( Michael III ) aprirà la strada all’ascesa al trono del principeAlexander Karadjordjević (1842). Garašanin fu ricompensato con le cariche di ministro degli Interni (1843) e di primo ministro e ministro degli Esteri (1852).

Nel 1844 scrisse un memorandum intitolato Nac̆ertanije (“Bozza del piano ”). Questo documento, con notevole lungimiranza , anticipò il declino degli imperi ottomano e asburgico (austriaco) e sostenne che la Serbia sarebbe stata ben posizionata per colmare il vuoto politico risultante. Egli ipotizzò che la linea più probabile di espansione territoriale sarebbe passata attraverso il Kosovo e il Sangiaccato di Novi Pazar (una striscia di terra che separava la Serbia dal Montenegro), l’Erzegovina, il Montenegro e l’Albania settentrionale. Tale espansione avrebbe dato alla Serbia senza sbocco sul mare uno sbocco sul mare Adriatico , in particolare nei porti di Cattaro (Montenegro) e Durazzo (Albania). L’insoddisfazione dei sudditi cristiani del sultano ottomano doveva essere sfruttata e, a tal fine, Garašanin cercò contatti con gli albanesi e i serbi dell’Erzegovina. Il suo piano fu costantemente frustrato, tuttavia, dalla necessità della Serbia di fare affidamento sul supporto diplomatico dell’Austria . (Il piano fu definitivamente indebolito dall’occupazione austriaca (e dalla successiva annessione) della Bosnia-Erzegovina nel 1878, dopo la quale le speranze di espansione della Serbia si rivolsero verso la Macedonia.)

Durante la rivoluzione ungherese del 1848, Garašanin sperava di liberare gli slavi del sud dell’Impero austriaco, ma Alessandro decise di rimanere neutrale. Considerato ostile dai russi a causa delle sue idee filo-occidentali, Garašanin fu licenziato nel 1853 da Alessandro, sotto la pressione russa. Fu principalmente responsabile dell’abdicazione del principe Alessandro (1858) ma non prese parte alla politica durante il secondo regno di Miloš Obrenović (1858-60).

Quando il principe Michael Obrenović successe a Miloš, Garašanin divenne primo ministro e ministro degli esteri (1861-67). Come durante il suo primo mandato da primo ministro, lavorò per modernizzare la Serbia attraverso una legislazione illuminata amministrata da una burocrazia efficiente . In politica estera cercò di attuare il suo “Piano di bozza”. Sebbene non fosse in carica durante il Congresso di Parigi (1856), gli viene attribuita la garanzia collettiva dell’autonomia della Serbia da parte delle grandi potenze a Parigi. Nel 1867 era riuscito a ottenere il ritiro di tutti i funzionari civili e delle guarnigioni turche dalla Serbia. Nel frattempo, contribuì a creare il primoLega balcanica negoziando alleanze con il Montenegro (1866), la Grecia (1867) e la Romania (1868).

Garašanin fu licenziato nel 1867 a causa della sua opposizione al desiderio di Michael di sposare la cugina Katarina Konstantinović. Quando il principe Milan Obrenović salì al trono nel 1868, Garašanin si ritirò dalla politica.

Il “Piano di bozza” fu riscoperto dopo la formazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (in seguito rinominato Jugoslavia ) nel 1918, quando divenne un simbolo del dominio serbo sullo stato slavo meridionale appena unificato. Durante la disintegrazione della Jugoslavia dopo il 1991, il piano di Garašanin fu utilizzato per giustificare la convinzione dell’esistenza di una politica coerente, condotta dai politici serbi per oltre un secolo e mezzo, per creare una Grande Serbia.


Ilija Garasanin, come del resto quasi tutti gli uomini politici e statisti serbi del passato, propugnava la necessità del nuovo stato serbo di cercare di allargare il proprio territorio d’allora verso le regioni confinanti abitate prevalentemente dall’etnia serba, nonchè dí avvalersi in tale impresa dell’appogio della Russia zarista, madre di tutti gli Slavi e fulcro dell’Ortodossia.

A differenza dagli altri sostenitori della simile idea, Garasanin, però, era più prudente e poneva dei limiti sulla medesima questione. Anzitutto, egli sosteneva appertamente che il sudetto allargamento dei confini della Serbia deve essere indirizzato soltanto verso il territorio all’epoca sotto il dominio turco, cioè a scapito della Turchia ottomana e non a quello dell’Impero austroungarico; inoltre, Garasanin esprimeva delle riserve sull’effettiva validità degli appoggi russi, ed affermava senza mezzi termini che non c’è troppo da contarci sopra, perchè la Russia, avendo i propri ed esclusivi piani imperiali, offrirà i suoi appoggi ai Serbi soltanto nei casi e per i ragioni di propria convenienza politica e militare, tutto limitatamente all’ubicazione e la durata dei suoi relativi interessi.

Sostenitore di una energica azione dei popoli balcanici rivolta verso la loro completa liberazione dal secolare dominio turco, Garasanin propugnava, inoltre, un approfondimento dei legami storici, etnici ed anche politici con il rinascente stato della Bulgaria, una pacifica convivenza e cooperazione con l’Austro-ungheria nel campo culturale ed economico e, naturalmente, una sempre più stretta collaborazione in tutti campi con il Montenegro, l’Albania e la Grecia. Praticamente, tale disegno politico di Garasanin, formulato quale “Stati Uniti della Serbia”, collimava perfettamente con la composizione del mediovale Stato serbo realizzato dall’Imperatore Dusan. Per quanto, poi, riguarda la Bosnia (e la Herzegovina), Garasanin auspicava ai Serbi di trovare un “modus viventi” con i Bosniaci cattolici in primo luogo tramite amichevoli contatti con i frati francescani ivi stabiliti ed ingaggiati all’uopo per proficui accordi.

Senza dubbio Garasanin è stato un grande nazionalista serbo, un valido statista della nascente nuova Serbia, un luminoso ideologo politico che sosteneva la necessità dell’unificazione di tutte le regioni popolate dai Serbi entro i confini dell’Impero turco. Come la maggioranza degli uomini politici slavi dell’epoca, però, egli potrebbe anche sembrare al primo momento simpatizzante delle correnti panslaviste, ma a differenza dagli altri egli precisava apertamente che l’unificazione delle regioni serbe dovrebbe essere realizzata possibilmente nell’ambito statale, politico ed amministrativo dell’Impero ottomano e in nessun caso in funzione dell’allargamento dell’Impero verso il sud-ovest. In via particolare e per quanto riguarda la Russia zarista e la sua politica nei Balcani, Garasanin insistentemente esprimeva non soltanto delle riserve ma un aperto criticismo con chiari ammonimenti di prudenza e sfiducia nei riguardi della politica imperialista della Russia zarista dell’epoca.

Garasanin ha sintetizzato il proprio tracciato politico-statale serbo in un concretto Programma di 15 punti. Tale tracciato prevede per la prima volta una specie della futura Conferedazione degli Stati balcanici sotto l’egida dell’Impero turco riformato ed evoluto a tale punto da poter essere ritenuto l’erede del Bisanzio di una volta, cioè dell’Impero romano d’Oriente, D’altronde e ìn un’altra ottica, Garasanin con il suo Programma può essere considerato anche come un precursore dei piani per la Confererazione balcanica, poscia elaborati ed esposti dai vari uomini politici, cominciando dal scrittore serbo Svetozar Markovic, fino al capo comunista bulgaro Dimitroff ed allo stesso Maresciallo jugoslavo, croato, Tito.

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