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La scrittrice triestina Martina D’Adamo e il suo libro “La civetta e il lupo”

“Sofia sogna il bosco.
Il bosco addormentato, sotto le pendici del Margoi, e la luna, incastrata fra le montagne, che stana animali intirizziti.
Lo conosce bene quel tratto di bosco, perché ci è stata, da viva, sveglia, ragazza, in quell’altra parte dell’esistenza che sta perdendo peso, dolorosa, forse reale.
Riconosce la guerra infinita di tronchi, che svettano a inseguire la luce, rami che lottano per potersi aprire, allungare, ricoprire di aghi taglienti e incatramarsi di resina, infinite punte di spada appena sotto la grande montagna che respira. Lo sanno i vecchi e lo sa anche lei che è da lì che viene il freddo, dall’alito ghiacciato di quelle dannate lingue bianche, che fa tremare il bosco, lo attraversa come sangue nelle vene, infine esonda nella radura soffocata dove scroscia il fiume e si affilano le felci.”

La civetta e il lupo di Martina D'Adamo

Questo l’incipit de “La civetta e il lupo” della scrittrice triestina Martina D’Adamo, che sceglie di affacciarsi al mondo dell’editoria con un giallo insolito e delicato, in cui protagonista assoluta è la montagna.
Addentrandosi nella narrazione, si ha infatti la vivida impressione di farsi strada per sentieri soffocati dalla vegetazione; nelle orecchie lo scrosciare di un fiume, sulle guance il freddo pungente dell’autunno.
Ed è proprio così che la montagna ci parla: attraverso la sua millenaria foresta, che respira accanto agli uomini, occulta crimini, sussurra segreti inconfessabili, confonde le menti, attraverso il suo clima ostile che ne aumenta il mistero, attraverso la sua comunità, di poche anime e ancor meno illusioni.

Il lettore rimane folgorato dalla grande bellezza delle vette, ma gli resta addosso anche la malinconia di una valle chiusa e del tempo spesso grigio, che condanna ad una vita in salita.

Non si può non immedesimarsi nella vecchia Agata, nostalgica testimone di un mondo di contrabbando, nel selvatico Franz, detto il Gufo, per la vita solitaria che conduce o in Alfio, oscuro intagliatore del legno.
Ed è fra loro, in questo paese, più volte ferito dalla storia e impietosamente percosso da pioggia e neve, che scompare Sofia, una ragazza ritrosa, nata e cresciuta in questi luoghi di cui riusciva a scorgere soltanto la straordinaria bellezza.

Di lei rimangono tracce esigue e contrastanti: la sciarpa rossa, impigliata accanto a un fiume tristemente famoso, la macchina malandata, lasciata senza freno a mano e qualche brandello di vita, mormorato di malavoglia dai suoi compaesani.

Le false certezze di tutti tingono di ambiguità ogni ipotesi: un incidente? Un passo falso in quei sentieri che conosceva alla perfezione? O la mano di qualcuno, magari proprio di una persona che le era vicina o che la ragazza conosceva?

Il brigadiere Antonio Carrieri ci prova, tenta di trovare un filo conduttore nell’intricata matassa in cui il sorriso ingenuo di Sofia quasi si perde, svanisce nella nebbia.

Apprezzato dai lettori per l’avvolgente descrizione dei luoghi, che fa intuire l’affetto dell’autrice per i luoghi, le alpi friulane, che peraltro conosce e frequenta da oltre vent’anni, questo romanzo, che sarebbe davvero riduttivo definire semplicemente un “giallo”, sorprende anche per la comprensione che ha per vite e storie difficili, esistenze che forse, altrimenti, verrebbero cancellate dall’incedere degli anni, semplicemente sparirebbero, come la neve a primavera, che si scioglie senza lasciare alcuna traccia.

Martina D’Adamo

Nata e cresciuta a Trieste, da oltre vent’anni frequenta e ama la montagna friulana, a cui è legata anche per ragioni familiari.
Laureata in Lingue e letterature straniere, ha frequentato un master in comunicazione.
Per diversi anni ha lavorato nell’organizzazione di eventi presso associazioni culturali e sportive, gestendone in particolare l’ufficio stampa, e ha collaborato con riviste regionali e del Triveneto come articolista.
Autrice anche di numerosi racconti, di recente ha pubblicato il compendio ironico e disincantato “Pillole di buon umore per neo mamme” e il romanzo per ragazzi “Le cinque gemme”. “La civetta e il lupo” è il suo romanzo d’esordio.

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