Trieste 13 ottobre 2015 – Per l’ANVGD la statua di Mons. Antonio Santin, già Vescovo di Trieste, s’ha da fare a Monte Grisa
La statua è stata inaugurata il 12 ottobre 2016 » vedi paragrafo in calce a questo articolo
Il video del Comune di Trieste sul Santuario di Monte Grisa
Questa è la nota di ANVGD:
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia esprime il proprio parere favorevole all’idea di collocare la statua del Vescovo Antonio Santin nell’area del Santuario Mariano di Monte Grisa, come peraltro sta richiedendo una petizione già sottoscritta da oltre un migliaio di triestini. Alla luce delle lungaggini che accompagnano la conclusione del progetto originario, il quale voleva elevare tale monumento alla sommità del Molo IV del Porto Vecchio di Trieste, e considerato che l’opera è già pronta, l’ANVGD auspica che la nuova proposta si realizzi in tempi rapidi.
D’altro canto l’imponente Santuario nazionale a Maria Madre e Regina sorse proprio in seguito al voto che il Vescovo di Trieste e Capodistria Santin espresse nella tragica primavera del 1945, nel momento in cui le truppe tedesche in ritirata minacciavano di fare esplodere il porto e le principali vie di comunicazione del capoluogo giuliano. Vent’anni dopo, al momento dell’inaugurazione, questo luogo di culto, intimamente collegato alla Madonna di Fatima, divenne anche un punto di riferimento per la comunità italiana rimasta in Istria sotto la dominazione del regime di Tito, in quanto chiaramente visibile dalle coste istriane settentrionali.
Tale Chiesa al suo interno presenta legami ancor più profondi con la vicina penisola, sui quali si sofferma il Presidente nazionale ANVGD, cav. Renzo Codarin: «Il Santuario di Monte Grisa contiene altari dedicati ai santi patroni delle terre dell’Adriatico orientale, su cui da cinquant’anni il popolo dell’esodo si è spesso raccolto in preghiera e raccoglimento. Il Vescovo Santin – spiega Codarin – si distinse non solo nella salvaguardia di Trieste italiana nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale, ma in seguito ebbe a cuore la sorte delle migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati che transitarono per Trieste o vi rimasero a lungo nei campi profughi.»
In effetti nelle tre nicchie a destra del presbiterio sono collocati altrettanti altari, dedicati a San Giorgio patrono di Pirano, alla Madonna del Carmine e ai Santi Mauro e Donato patroni di Isola d’Istria, alla Patrona d’Italia Santa Caterina da Siena. Nei bracci trasversali della pianta a croce si contrappongono, tre a tre, quelli dedicati a Gesù Risorto e i Santi Patroni delle Chiese Istriane, ai Santi Vito e Modesto patroni di Fiume, ai Santi Girolamo e Simeone patroni di Zara e della Dalmazia, ai Santi Cirillo e Metodio apostoli dei popoli slavi, al Patrono d’Italia San Francesco d’Assisi e a Sant’ Antonio di Padova.
Collocare qui la statua di Antonio Santin (Rovigno 1895 – Trieste 1981), ritratto nella singolare posa sferzata dalla bora, assumerebbe un significato simbolico particolarmente importante, poiché dal piazzale del Santuario si dominano il Golfo di Trieste e l’Istria, i luoghi nei quali il presule si fece carico delle gravi responsabilità che lo hanno inserito da protagonista nella storia del confine orientale italiano. Si dimostrò, infatti, severo censore delle leggi razziali proclamate da Benito Mussolini proprio a Trieste nel 1938; in una città tradizionalmente laica assurse a defensor civitatis nel momento in cui il porto giuliano affrontava la drammatica transizione dalla spietata presenza militare tedesca all’occupazione dell’esercito jugoslavo che avrebbe scatenato i Quaranta giorni del maggio-giugno 1945 caratterizzati da deportazioni e uccisioni nelle Foibe; fu violentemente aggredito a Capodistria da militanti comunisti sloveni in occasione della festa di San Nazario del 1947.
Da queste considerazioni l’auspicio dell’ANVGD che la petizione promossa l’estate scorsa possa riscontrare l’opportuna attenzione da parte delle autorità competenti e la statua di Monsignor Santin abbia finalmente una sua adeguata collocazione.
La storia del Tempio Mariano di Monte Grisa
In un momento tragico della storia di Trieste, precisamente il 30 aprile 1945 alle ore 19.45, il Vescovo della città, Monsignor Antonio Santin, fece questo voto alla Madonna: “Se con la protezione della Madonna, Trieste sarà salva, farò ogni sforzo perché sia eretta una Chiesa in suo onore”.
Nel 1948, Mons. Strazzacappa, su un numero della rivista “Settimana del Clero” auspicò e scrisse: “A conclusione (di un programma proposto per riaccendere in tutta Italia la devozione alla Madonna facendo conoscere il messaggio di Fatima) sarà bello erigere a Trieste un Tempio in onore della Madonna”.
Passarono gli anni ed esattamente dieci anni dopo, nel 1958, durante una riunione della Conferenza episcopale italiana tenutasi a Roma, venne preso in seria considerazione l’auspicio del Sommo Pontefice Pio XII, che invitava i Vescovi italiani, come già in altre Nazioni era stato fatto, a consacrare l’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Si stabilì perciò di preparare la popolazione a questo evento, facendo passare la statua della Madonna di Fatima per i 92 capoluoghi di provincia del nostro Paese, pellegrinaggio che iniziando dalla Sicilia avrebbe dovuto concludersi a Trieste. Affinché l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria fosse riconosciuto come un evento storico di straordinaria importanza per la Nazione italiana, fu accolta questa proposta espressa con grande entusiasmo dal Cardinale di Bologna, Giacomo Lercaro: “L’itinerario mariano si concluderà a Trieste con una cerimonia che riuscirà cara al cuore di ogni italiano: la posa della prima pietra di un Tempio dedicato a Maria Regina d’Italia, in ricordo della Consacrazione e quale atto di riconoscenza della Patria preservata dalla tirannide del comunismo ateo. Trieste manca di un vero e grande Santuario mariano: è quanto mai bello che l’Italia glielo offra in questa occasione! Dalle colline di Trieste la Vergine guarderà e benedirà tutta l’Italia”. Il voto del Vescovo Santin diventa improvvisamente e miracolosamente realtà.
Successivamente, in un’udienza privata, poco prima della festa del Corpus Domini del 1959, il Vescovo di Trieste espose l’iniziativa al Santo Padre, Giovanni XXIII che l’approvò con viva soddisfazione ed in quell’occasione espresse il desiderio che il Tempio venisse dedicato a “Maria Madre e Regina”.
Nell’omelia del Corpus Domini il Vescovo comunicò la decisione della costruzione del Santuario mariano, alla città di Trieste, indicando anche il luogo in cui sarebbe sorto il Santuario.
La Madonna pellegrina di Fatima attraversò le 92 città italiane tra l’aprile e il settembre 1959: l’organizzazione fu affidata al Collegamento Mariano Nazionale che costituì un comitato affidandone la segreteria a Monsignor Strazzacappa. Questo pellegrinaggio straordinario fu giustamente chiamato “La più grande missione fatta in Italia”. Esso culminò, com’era d’altronde negli intenti della Conferenza Episcopale Italiana, con la Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, il 13 settembre 1959, a conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale di Catania.
Monsignor Antonio Santin, ricevendo in consegna la statua della Madonna di Fatima il 17 settembre 1959, ricordava il suo voto fatto alla Vergine Maria ed esprimeva questa preghiera: “Resta con noi Maria”. Due giorni dopo, sabato 19 settembre, sul Monte Grisa veniva finalmente posta la prima pietra del grande Tempio. La cerimonia di benedizione era presieduta dal Cardinal Lercaro assistito dal Patriarca di Venezia e Presidente della C.E.I., Cardinal Urbani, e dai Vescovi di Trieste, di Catania e di tutta la Regione Triveneta. Il Santo Padre Giovanni XXIII si rese presente con un memorabile radiomessaggio.
Il Santuario doveva dunque ricordare non solo la grazia ricevuta dalla città dopo il voto pronunciato dal Vescovo, ma anche la Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria: “Ecco la duplice origine -spiegava il Vescovo di Trieste- e il duplice significato del Tempio dedicato a Maria, Madre e Regina, che si innalza sulla nostra città e incombe sul mare”.
Erano i tempi della “guerra fredda” ed il Santuario situato proprio ai confini dell’Europa comunista, sarebbe diventato così un simbolo e un’implorazione all’unione fra i popoli, in particolare fra l’Occidente e l’Oriente.
Il 20 settembre, la Madonna pellegrina, ritornava nella Cappellina di Fatima.
Al Vescovo Antonio Santin, nel frattempo, erano giunte richieste perché l’Immagine della Madonna di Fatima davanti alla quale si era commossa tutta l’Italia, rimanesse a Trieste. A questo desiderio venne incontro il Vescovo di Leiria, Monsignor Joao Pereira Venancio, sotto la cui giurisdizione si trova il Santuario di Fatima. Egli fece eseguire dallo scultore Alberto Barlusa di Braga, lo stesso che aveva modellato la statua della prima Madonna Pellegrina di Fatima che aveva visitato tutte le città italiane, una copia identica e volle portarla personalmente dal Portogallo a Trieste per destinarla al nuovo Tempio. La statua arrivò a Napoli da Lisbona a bordo del Translatlantico “Giulio Cesare”, custodita nella Cappella di bordo, e da Napoli a Trieste con la Motonave “Saturnia”.
Arrivò a Trieste alle ore 17.00 del 7 giugno 1960 accolta dal suono a distesa delle campane di San Giusto e delle Chiese di tutta la città e, trasportata processionalmente nella Chiesa di San Giusto, vi rimase per quasi 6 anni, fino a costruzione ultimata del Santuario.
La data della consacrazione del Santuario fu stabilita per la Domenica 22 maggio 1966: l’Immagine della Madonna era giunta al Tempio in processione fin dalla sera precedente.
Il Santuario fu consacrato con rito liturgico solenne, dal Patriarca di Venezia Cardinal Giovanni Urbani alla presenza di due Cardinale: Il Cardinale Ildebrando Antoniutti, Prefetto della Congregazione dei Religiosi ed il Cardinale Arcadio Larraona, Prefetto della Congregazione dei Riti, cui fecero corona altri 20 Vescovi della Regione Triveneta e di altre Diocesi Italiane.
Papa Paolo VINella stessa occasione fu consacrato l’Altare maggiore dal Cardinal Ildebrando Antoniutti, l’Altare del Santissimo Sacramento da Monsignor Raffaele Radossi, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, e l’Altare della Madonna di Fatima da Monsignor Antonio Santin. Al termine della funzione comparve, sui teleschermi installati nella Chiesa, il volto del Santo Padre, Paolo VI che volle ricordare l’evento straordinario della Consacrazione della Nazione italiana al Cuore Immacolato di Maria, compiuta dai Vescovi italiani a Catania, il 13 settembre 1959.
Papa Giovanni Paolo IIIl primo Maggio 1992 Sua Santità Giovanni Paolo II, oggi venerato come Santo, visita il Santuario.
Il Papa offre al popolo uno splendido discorso, una preghiera alla Beata Vergine Maria che resterà come ricordo indelebile della sua visita e una preziosa corona del rosario che Egli stesso pone tra le mani della Vergine Maria.
Il Santuario di Monte Grisa, volendo essere fedele alla storia della sua origine, ripropone ciò che è centrale nel Messaggio di Fatima dove la Madonna ha mostrato il Suo Cuore Immacolato circondato di spine a causa dei peccati degli uomini ed ha assicurato che il Suo Cuore Immacolato trionferà sul male del mondo. Il Carisma di Fatima è il “Cuore Immacolato di Maria” che chiede riparazione per i peccati: questo Santuario è sorto soprattutto per ricordare l’avvenimento eccezionale della Consacrazione della Nazione Italiana al Cuore Immacolato di Maria, fatta il 13 settembre 1959, da tutti i Vescovi italiani riuniti a Catania per il Congresso Eucaristico Nazionale.
Il compito di questo Santuario sarà dunque quello di diffondere e irraggiare la spiritualità del “Cuore Immacolato di Maria”. La Madonna, sempre a Fatima, ha anche rivelato che Dio, per salvare le anime dei peccatori, vuole stabilire nel mondo la devozione al Suo Cuore Immacolato ed ha esortato tutti gli uomini a non temere le prove della vita, perché il Suo Cuore Immacolato sarà il rifugio e il cammino che ci condurrà a Dio: ecco le motivazioni per cui, in questo Santuario, viene proposta la consacrazione e la devozione al Cuore Immacolato di Maria.
Il Santuario di Monte Grisa dal 1° settembre 2014 è stato affidato all’Istituto dei “Servi del Cuore Immacolato di Maria” il cui Carisma, ha origine dal Messaggio che la Madonna da Fatima ha dato a tutto il mondo per la salvezza dell’umanità.
Dopo anni di rinvii e cambi di programma, finalmente mercoledì 12 ottobre 2016 la statua bronzea di mons. Antonio Santin è stata benedetta sul belvedere del Tempio mariano di Monte Grisa. Opera dello scultore trentino Bruno Lucchi, è alta 3 metri e mezzo e pesa 600 chili: più o meno come il basamento largo 50 centimetri. Dal piazzale panoramico sul ciglione carsico il presule con la mano destra benedice idealmente Trieste, il golfo e l’Istria, rimastagli sempre nel cuore, mentre con la sinistra trattiene il copricapo “saturno” da una immaginaria raffica di bora.