Da sempre terra contesa, affascina e meraviglia per il suo carattere aspro ma allo stesso tempo elegante. Scopriamo le sue piazze e i suoi musei con gli occhi del turista.
“La mia anima è a Trieste”, scriveva James Joyce. E molti furono i versi che Umberto Saba spese per la sua città “pensosa e schiva”, allora austro-ungarica.
Trieste ha un passato tormentato, ma fin dai tempi degli antichi romani ha sempre rappresentato un importante e strategico porto oltre che un ponte tra l’Europa occidentale e quella centro-meridionale. Non a caso, ha esercitato un fascino speciale su artisti e scrittori di tutto il mondo, come, appunto, Joyce e Stendhal. E ha gelosamente cresciuto autori come Susanna Tamaro e Italo Svevo.
Primo giorno. La nostra prima tappa è il cosiddetto “salotto di Trieste”: Piazza Unità. È un vanto per i triestini, non solo per l’importanza storica che ha avuto, ma anche perché è la più grande piazza affacciata sul mare in Europa. Nata come Piazza San Pietro per la presenza di una chiesetta, divenne poi Piazza Grande e, nel 1918, Piazza Unità.
Con le spalle al mare e partendo da sinistra, vediamo il Palazzo della Luogotenenza austriaca sede della Prefettura, poi Palazzo Stratti con il famoso Caffè degli Specchi, luogo d’incontro per illustri letterati del passato ma anche del presente, nel quale molti versi e libri sono stati scritti e pensati. A seguire, Palazzo Modello, sede del Municipio; Palazzo Pitteri – il più antico della piazza – Palazzo Vanoli e il palazzo della Regione.
La piazza è impreziosita dalla Fontana dei Quattro Continenti, costruita tra il 1751 e il 1754. Ora voltiamoci verso il mare: proprio lì c’è la seconda attrazione più famosa di Trieste, il Molo audace. Prende il nome dalla prima nave, un cacciatorpediniere, che entrò in quello che un tempo era Molo San Carlo, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e l’annessione all’Italia.
Proseguendo lungo via della Cattedrale, arriviamo di fronte alla Cattedrale di San Giusto, patrono di Trieste, la cui ricorrenza è il 3 novembre. Si trova sull’omonimo colle che domina la città e della facciata risalta il grande rosone gotico e la lapide sopra la porta, che ricorda il bombardamento austro-inglese del 1813 contro le truppe napoleoniche che si nascondevano nel vicino Castello. Al suo interno spiccano dei bellissimi mosaici gotici. Se il tempo fosse bello, senza nebbia né foschia, potremmo salire sul campanile per gustarci il panorama della città e del golfo.
A sinistra della Cattedrale, invece, si accede al Battistero e al Museo con il Tesoro che conserva anche “l’alabarda di San Sergio” portata a Trieste dai reduci della prima Crociata. Se ci restasse ancora del tempo, sarebbe interessante visitare il Castello di San Giusto, voluto dagli imperatori d’Austria per proteggere e controllare la città.
Scendendo dal Colle e tornando verso la città nuova, colpisce l’anfiteatro romano risalente al I-II secolo d.C.. Ospitava fino a 6mila spettatori. In quel periodo storico, il Teatro Romano si trovava in riva al mare e gli attori potevano sfruttare il meraviglioso scenario naturale.
Non troppo lontano da qui, incontriamo anche l’Arco di Riccardo, struttura costruita all’epoca di Ottaviano Augusto intorno al 33 a.C., alta m. 7,20, larga 5,30 e profonda 2. Non è ben chiaro se fungeva da ingresso alla Tergeste romana o come porta d’accesso a un’area sacra.
Secondo giorno. A 8 km dal centro e affacciato sul golfo con dei bellissimi giardini, incanta con il suo splendore il Castello di Miramare. Giosuè Carducci lo definì “nido d’amore costruito in vano”, perché voluto nel 1850 dall’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo per viverci insieme alla consorte Carlotta del Belgio.
In realtà, però, non divenne mai il nido d’amore della coppia reale perché Massimiliano venne fucilato in Messico. L’Arciduca era un amante della botanica, per questo motivo, il giardino reale – di ben 22 ettari – è ricco di tantissime varietà di piante. Di ritorno da ogni viaggio, portava semi e fiori tipici del posto. Quanto al castello, colpisce il suo stile eclettico poiché unisce elementi gotici, rinascimentali e medievali.
Terzo giorno. L’ultima giornata triestina comincia con la visita del museo Revoltella, la galleria d’arte moderna nata dalla volontà del Barone Pasquale Revoltella. Alla sua morte, infatti, donò alla città il suo palazzo con annessa collezione d’arte privata. Il museo non dovrebbe portarci via più di un paio d’ore, dopo le quali possiamo cominciare a dirigerci verso il sontuoso Borgo Teresiano.
Prima però, inevitabilmente, si passa per piazza della Borsa, polo economico del XIX secolo. Spicca il teatro lirico “Giuseppe Verdi”, il Palazzo Tergesteo e il Palazzo della Borsa, detto Borsa Vecchia, che ora ospita la camera di Commercio. Di fronte troviamo la Fontana del Nettuno e la colonna di Leopoldo I d’Austria.
Percorriamo via della Cassa di Risparmio per trovarci di fronte al romantico Canal Grande. Ricorda evidentemente Venezia, perché fu realizzato nel 1754 dal veneziano Matteo Pirona. Il Canale, costruito affinché le imbarcazioni potessero giungere direttamente al centro città per scaricare e caricare merci, nasce dalle saline che vennero per la maggior parte interrate, permettendo lo sviluppo urbanistico della città.
Siamo in pieno Borgo Teresiano, zona costruita verso la metà del XVIII secolo sull’onda del crescente sviluppo commerciale della città.
Proprio là dove ha inizio il Canale, spicca imponente la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo. E accanto, è possibile visitare anche il Tempio Serbo Ortodosso di San Spiridione. Da non perdere anche San Nicolò dei Greci, dirigendosi verso il lungomare.
Abbiamo ancora del tempo per salire sul bus 8 o 10 e dirigerci verso la Risiera di San Sabba. Dal 1913 al 1943, appunto, è stato uno stabilimento per la pilatura del riso ma, dopo i nazisti lo trasformarono in un campo di prigionia per la deportazione e l’eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Più di 3.500 persone furono uccise e oltre 8mila furono deportate nei campi di sterminio del Nord Europa.
Al centro della caverna c’è la stazione di ricerca geofisica dell’Università degli Studi di Trieste per lo studio dei movimenti della crosta terrestre. Da Trieste si può arrivare con un bus, il 42 da piazza Oberdan.
E saremmo, inoltre, riusciti a salire sullo storico tram diretto a Opicina che, sempre da piazza Oberdan, si inerpica sulle alture del Carso fino a 348 metri di altezza, da ben 110 anni (attualmente il servizio risulta sospeso fino a data da destinarsi, ndr). Questo lento percorso offre panorami mozzafiato. Chi vuole passeggiare, può scendere prima del capolinea e farsi gli ultimi tratti in salita: sarà ricompensato con del tipico cibo in una delle tante “Osmize”, trattorie spartane dove i contadini cucinano piatti locali e vendono vino prodotto da loro.